SII FORTE E CORAGGIOSO


SII FORTE E CORAGGIOSO
Giosuè aveva estremo bisogno di queste parole. Mosè, il grande condottiero di Israele, era morto e lui era stato scelto per far entrare il popolo nella terra promessa. Per ben tre volte Dio gli comanda di essere forte e coraggioso. Il Signore usò queste ripetizioni per rassicurare il Suo servo che non doveva temere, perché non sarebbe mai stato solo. Dio era al suo fianco e sarebbe sempre stato con lui, se egli avesse continuato a camminare seguendo la Sua Parola. Hai bisogno anche tu di sentirti rivolgere queste parole? Valgono anche per te! Sei preoccupato per una malattia? “Sii forte e coraggioso”. Hai problemi familiari? “Sii forte e coraggioso”. I tuoi sogni di trovare l’anima gemella cominciano a svanire? ” Sii forte e coraggioso”. Ti chiedi se riuscirai a portare a termine il compito che Dio ti ha affidato? “Sii forte e coraggioso”. Quando Dio vide che Giosuè aveva bisogno di incoraggiamento, gli ricordò della Sua presenza costante, del Suo occhio vigile e della Sua provvidenza. Anche tu puoi essere forte e coraggioso nella tua situazione perché certamente:…” Il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai”.
Foto: SII FORTE E CORAGGIOSO
Giosuè aveva estremo bisogno di queste parole. Mosè, il grande condottiero di Israele, era morto e lui era stato scelto per far entrare il popolo nella terra promessa. Per ben tre volte Dio gli comanda di essere forte e coraggioso. Il Signore usò queste ripetizioni per rassicurare il Suo servo che non doveva temere, perché non sarebbe mai stato solo. Dio era al suo fianco e sarebbe sempre stato con lui, se egli avesse continuato a camminare seguendo la Sua Parola. Hai bisogno anche tu di sentirti rivolgere queste parole? Valgono anche per te! Sei preoccupato per una malattia? "Sii forte e coraggioso". Hai problemi familiari? "Sii forte e coraggioso". I tuoi sogni di trovare l'anima gemella cominciano a svanire? " Sii forte e coraggioso". Ti chiedi se riuscirai a portare a termine il compito che Dio ti ha affidato? "Sii forte e coraggioso". Quando Dio vide che Giosuè aveva bisogno di incoraggiamento, gli ricordò della Sua presenza costante, del Suo occhio vigile e della Sua provvidenza. Anche tu puoi essere forte e coraggioso nella tua situazione perché certamente:..." Il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai".

 

FUGGI LE PASSIONI GIOVANILI


FUGGI LE PASSIONI GIOVANILI

Lasciarsi travolgere dalle passioni non caratterizza soltanto l’età giovanile, ma anche l’età
adulta. Non riguarda solo la sfera sessuale della vita, ma anche e soprattutto le nostre
relazioni con gli altri. Quando non ci lasciamo guidare dallo Spirito del Signore, ma dalle
nostre passioni, ne soffriamo noi stessi e ne soffre la nostra comunione. Per edificare la
chiesa occorre sfuggire alle passioni e lasciarsi guidare da Dio!
“Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l’amore, la pace con quelli che
invocano il Signore con un cuore puro” (2Ti 2:22).

Quando ero più giovane, leggendo questa frase, si faceva largo, nella mia mente,
l’immagine di un ragazzo che non riusciva a smettere di correre dietro alle gonnelle delle
proprie coetanee costringendo l’apostolo Paolo a richiamarlo all’ordine.
Qualcuno sorriderà, ma a quei tempi non avevo ancora letto abbastanza il Nuovo
Testamento per sapere che Timoteo è stato uno dei collaboratori più brillanti dell’apostolo
Paolo e quindi l’immagine che mi ero fatto di lui non gli rendeva affatto giustizia.Tendiamo
a dare quasi sempre una connotazione sessuale alla parola “passione”, ma se è vero che
questo è un uso legittimo della parola, non è però l’unico possibile.
Quindi state tranquilli. Nonostante il titolo, in questo articolo non ci occuperemo di
relazioni sessuali morbose.
Cercheremo invece di fare qualche considerazione un po’ più approfondita sull’espressione
utilizzata da Paolo, considerando il contesto in cui è inserita.
Scopriremo che quello di essere travolti dalle passioni giovanili è un rischio che corriamo
anche noi indipendentemente dalla nostra età.
Le passioni
Per cominciare, è necessario definire il significato dell’espressione “passioni giovanili”.
Quindi, siamo costretti a consultare uno o più lessici o dizionari del Nuovo Testamento.
Così facendo, scopriamo che la parola “passioni” è la traduzione di un termine che indica
un forte impulso o desiderio.
Il desiderio nella sua accezione neutrale è una caratteristica naturale dell’essere umano
che può essere indirizzato in maniera positiva oppure negativa.
In senso positivo, si ha un legittimo desiderio, come nel seguente uso del termine in
questione: “Egli disse loro: «Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi,
prima di soffrire»” (Lu 22:15).
Altri esempi positivi si trovano in 1Tessalonicesi 2:17 e Filippesi 1:23.
Tuttavia, nel Nuovo Testamento sono più numerosi i casi in cui il termine viene utilizzato
con una accezione negativa indicando concupiscenza, un desiderio di qualcosa di proibito
o immorale che cattura la nostra attenzione fino a soggiogarci completamente:
• “Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo
da disonorare fra di loro i loro corpi” (Ro 1:24).
• “Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti
desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione” (1Ti
6:9)
• “Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra
carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli
d’ira, come gli altri” (Ef 2:3).

Non a caso, la prima volta che nella Scrittura si incontra il concetto di passione/desiderio è
nel racconto in cui Eva si lascia attrarre dal frutto proibito fino a mangiarlo:
“La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che
l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede
anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò” (Ge 2:6).
Qui si realizza proprio quanto descritto brevemente da Giacomo:
“Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è
compiuto, produce la morte” (Gm 1:15).
Nel brano di 2Timoteo 2:22 che stiamo esaminando, la parola “passioni” ha sicuramente
una accezione negativa in quanto l’apostolo Paolo indica desideri da cui Timoteo deve
fuggire.
Tali desideri possono riguardare la sfera sessuale ma anche altri campi quali il denaro,
oggetti che appartengono ad altre persone, ma anche il successo o la voglia di
primeggiare.
Paolo utilizza l’espressione “passioni giovanili” in quanto il giovane ha normalmente
maggiore difficoltà nel controllare i propri desideri ed è quindi più propenso a lasciarsi
dominare dalle proprie passioni, di qualunque genere esse siano.
In che senso l’espressione “giovanile” poteva essere adatta per Timoteo?
Secondo molti commentatori Timoteo poteva avere tra i 35 e i 42 anni di età quando Paolo
gli scrisse questa lettera. Si trattava quindi di una persona non molto giovane dal punto di
vista della sfera sessuale.
Tuttavia, per i parametri dell’epoca, Timoteo era piuttosto giovane in relazione al posto di
responsabilità che occupava nella chiesa al punto che poteva avere delle difficoltà ad
essere accettato come autorevole da parte delle persone più anziane. Per questo motivo
era necessario che la sua condotta fosse il più possibile esemplare : “Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel
comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza” (1Ti 4:12).
In questo contesto si inserisce l’esortazione dell’apostolo Paolo a stare in guardia contro le
passioni giovanili.
Trovarsi in un posto di responsabilità in giovane età esponeva Timoteo a manifestare
impazienza, ricerca di autosoddisfazione, parzialità, ricerca di posizioni di prestigio o
potere.
Il contesto di 2Timoteo 2:22 mostra il rischio per Timoteo di essere coinvolto in diverse
dispute teologiche che l’apostolo Paolo considerava non utili. Infatti, nei versi precedenti,
l’apostolo Paolo aveva messo in guardia Timoteo proprio dal lasciarsi coinvolgere in
argomentazioni speculative che avevano portato altri addirittura a deviare dalla verità
mettendo in pericolo la fede stessa:
“Ma evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più
nell’empietà e la loro parola andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi sono Imeneo e
Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e
sovvertono la fede di alcuni” (2Ti 2:16-18).
Timoteo doveva evitare di lasciarsi coinvolgere in simili discussioni perché non erano utili e
perché portavano al litigio, dal quale il servo di Dio doveva guardarsi (2Ti 2:24).
Le dispute possono portare a manifestare arroganza, impazienza e addirittura ira. Timoteo
avrebbe rischiato quindi di non avere il comportamento esemplare che la sua posizione di
responsabilità richiedeva facendo in questo modo il gioco degli oppositori.

Il veleno
La Scrittura considera la concupiscenza come una caratteristica dell’uomo non rigenerato e
dei falsi profeti nella Chiesa. Tali personaggi si lasciano guidare e condizionare dalle
proprie passioni:
• “Sono dei mormoratori, degli scontenti; camminano secondo le loro passioni; la loro
bocca proferisce cose incredibilmente gonfie, e circondano d’ammirazione le persone per
interesse” (Gd 16).
• “Con discorsi pomposi e vuoti adescano, mediante i desideri della carne e le dissolutezze,
quelli che si erano appena allontanati da coloro che vivono nell’errore” (2P 2:18).
L’uomo rigenerato dovrebbe, al contrario, aver imparato a non lasciarsi guidare dalle
proprie passioni: • “…e ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo
mondo moderatamente, giustamente e in modo santo” (Tt 2:12).
• “Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate
nell’ignoranza…” (1P 1:14).
• “Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri”
(Ga 5:24).
• “…avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del
vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici…” (Ef 4:22).
Timoteo si trovava in un ambiente in cui c’erano persone che amavano le speculazioni
teologiche. Tali speculazioni non costituiscono una forte tentazione anche al giorno d’oggi?
Si pensi, ad esempio, a quante nuove denominazioni o sette nascono continuamente
proprio in base a speculazioni su singoli versi o su dottrine controverse.
Timoteo doveva resistere alla tentazione di argomentare su soggetti che non avrebbero
aggiunto nulla alla fede, anzi avrebbero tolto tempo prezioso alle cose davvero importanti
e alle opere buone.
A tal proposito, è utile ricordare una esortazione analoga che Paolo scrisse ad un altro
giovane collaboratore, Tito: “Certa è quest’affermazione, e voglio che tu insista con forza
su queste cose, perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a opere
buone. Queste cose sono buone e utili agli uomini. Ma quanto alle questioni stolte, alle
genealogie, alle contese, e alle dispute intorno alla legge, evitale, perché sono inutili e
vane. Ammonisci l’uomo settario una volta e anche due; poi evitalo; sapendo che un tal
uomo è traviato e pecca, condannandosi da sé” (Tt 3:8-11).
In questo passo è evidente la connessione tra l’uomo settario (che provoca divisioni) e le
dispute definite “inutili e vane”.
Molto spesso sono proprio le dispute inutili a portare divisione.
La tentazione di dedicarsi a discussioni vane seguendo le proprie passioni non riguardava
solo Timoteo o Tito. Riguarda tutti noi.
L’uomo può diventare schiavo delle proprie passioni perché la passione provoca
eccitazione, urgenza e può arrivare a dominare l’intera persona.
I discepoli dovrebbero essere in grado di non lasciarsi condurre dalle proprie passioni
perché, mediante l’opera che il Signore fa nella loro vita, dovrebbero avere sempre più
autocontrollo man mano che maturano spiritualmente.
Eppure, l’esperienza giornaliera ci mostra che la Chiesa è dilaniata da discussioni che non
portano nulla di buono ma dividono i credenti.
Evidentemente, i giovani non sono gli unici a lasciarsi dominare dalle passioni.
Quali motivazioni ci spingono nelle nostre discussioni? Si tratta di amore per la sana
dottrina o voglia di affermare le proprie idee, di imporle agli altri, nel tentativo di avere
una egemonia teologica in seno alla chiesa?
Lo zelo per la sana dottrina è una cosa buona ma se il nostro zelo è solo la somma delle
nostre passioni travestite sono davvero guai:
“Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni che
si agitano nelle vostre membra?” (Gm 4:1).
Qui la parola “passioni” è la traduzione di un termine che nel Nuovo Testamento ha
sempre una accezione negativa, indicando un desiderio verso qualcosa che porta
autosoddisfazione, la ricerca del piacere personale. Spesso è tradotto proprio con la parola
“piaceri” (Lu 8:14, Tt 3:3, Gm 4:3, 2P 2:13).
Non nascono i problemi proprio quando il bene comune viene sacrificato agli interessi
individuali? Quando le nostre passioni o piaceri prendono il posto della volontà di Dio?
Ecco perché l’apostolo Paolo esortava in questo modo i credenti: “Rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore,
essendo di un animo solo e di un unico sentimento. Non fate nulla per spirito di parte o
per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando
ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fl 2:2-4).
Anche ai suoi tempi però era costretto a rilevare che, a parte alcune eccezioni tra le quali
troviamo proprio Timoteo (Fl 2:19), “…tutti cercano i loro propri interessi, e non quelli di
Cristo Gesù” (Fl 2:21).
Se ognuno di noi è impegnato nella realizzazione di sé, cercando i propri interessi e il
proprio piacere piuttosto che gli interessi di Cristo, la Chiesa subirà un danno gravissimo:
“Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli
altri” (Ga 5:15).
Le passioni, quando prendono il sopravvento, sono un veleno per la Chiesa. Ma grazie a
Dio, esiste un antidoto.

L’antidoto
Paolo ha indicato a Timoteo da dove doveva fuggire, ma anche dove doveva andare a
rifugiarsi.
Fuggi le passioni giovanili e
“…ricerca la giustizia, la fede, l’amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un
cuore puro.” (2Ti 2:22b).
Questo è l’antidoto al veleno delle nostre passioni.
L’uomo rigenerato non è costretto a seguire i propri istinti perché Dio ha provveduto a
questo problema liberandoci non solo dalle conseguenze del peccato (la morte eterna), ma
anche dalla potenza del peccato nella nostra vita, quindi non abbiamo scuse:
• “Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha
risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo
Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne; perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo
Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete” (Ro 8:12).
• “Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne”
(Ga 5:16).
Camminando per lo Spirito, ovvero in maniera conforme alla volontà di Dio è possibile
resistere alla forza delle proprie passioni e spendere la propria vita al servizio del Signore.
Non dobbiamo essere passivi e lasciare che le passioni ci travolgano. Dio ci fornisce la
forza di dire oggi: “No! Io voglio seguire il Signore”.
Con il passar del tempo, si dovrebbe assistere nel credente ad un cambio di autorità nella
sua vita, sempre più dominata dalla volontà di Dio e sempre meno dalle passioni.
La naturale alternativa all’argomentazione fine a sé stessa, alle passioni che portano a
discussioni sterili è il perseguimento delle virtù più rappresentative della fede cristiana: la
giustizia, la fede, l’amore, la pace.
Il perseguimento di tali virtù non è un esercizio solitario ma il credente lo compie nel
contesto della Chiesa, ovvero insieme a “quelli che invocano il Signore con un cuore puro”.
Mentre le discussioni sono talvolta stolte e insensate e generano contese e divisioni (v.
23), la pratica della giustizia, l’esercizio di una fede salda in Dio, l’amore verso i fratelli e la
ricerca della pace con coloro che hanno in comune la stessa fede contribuiscono
all’edificazione e alla crescita della chiesa, il vero obiettivo a cui dobbiamo tendere:
• “Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un
insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un’interpretazione, si faccia
ogni cosa per l’edificazione” (1 Co 14:26).
• “Così anche voi, poiché siete desiderosi di capacità spirituali, cercate di abbondarne per
l’edificazione della chiesa” (1Co 14:12).
Non devono prevalere le nostre passioni, ma il vero amore per il Signore, per la sua
volontà, per la sua Chiesa.
Quando ci lasciamo dominare dalle passioni è facile arrivare al litigio anche tra fratelli.
A volte mi sono trovato ad argomentare per il semplice piacere di farlo o a reagire in
maniera violenta in una discussione lasciandomi travolgere dalle passioni soprattutto
quando mi sono trovato davanti persone che, a mio avviso, si stavano opponendo alla
verità.
Negli ultimi anni, ogni volta che accade mi viene in mente un passo in cui Paolo sfida
Timoteo a conquistare gli oppositori tramite un confronto sereno:
“Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare,
paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda
loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in sé stessi, escano dal
laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà” (2Ti 2:24-
26).
Timoteo non avrebbe dovuto litigare, ma avrebbe dovuto essere mite, paziente, mansueto
nell’insegnamento.
Se voglio essere un servo del Signore non devo litigare.
Devo imparare ad essere mite, capace di insegnare, paziente, mansueto nell’istruire non
solo i fratelli ma anche gli oppositori.
Sono tutte caratteristiche che fanno a pugni con le naturali passioni giovanili, ma è un
disastro se non riusciamo a manifestarle neanche in età adulta.
Temiamo il Signore e camminiamo con lui con sottomissione e umiltà perché il pericolo di
lasciarsi travolgere dalle passioni è sempre dietro l’angolo.

Omar Stroppiana

QUANDO DIO TOGLIE PER DARE


Il Signore disse ad Abramo: “Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione” (Genesi 12:1,2).

È difficile spiegare a chi non conosce i metodi di Dio che ogni rinuncia o apparente perdita ordinata da Lui è intesa per arricchire la nostra vita.

Ovviamente, non è una transazione: Dio non ti chiede di rinunciare a qualcosa “in cambio” di qualcos’altro, ma di metterti nella condizione in cui Egli ti vuole, per arricchire la tua vita.

Abramo “fu privato” completamente del suo ambiente, ma fu soltanto l’inizio di una gloriosa ed eterna benedizione.

Secoli dopo, alla domanda di Pietro: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito».

Gesù rispose: «In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e per amor del vangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto … insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna … ».

Pietro, lasciò le reti del pescatore, ma vide gonfiarsi a dismisura quelle della predicazione del Vangelo…

Matteo abbandonò il banco della gabella, ma la sua penna scrisse rendiconti molto più nobili, preziosi ed eterni dei registri delle tasse!

Paolo considerò il suo vanto religioso, un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo, per il quale rinunciò a tutto; considerando quelle cose come tanta spazzatura.

Carissimo, il Signore ti sta chiedendo (forse da molto tempo) di rinunciare a qualcosa, uscire da qualche luogo o separarti da qualcuno, mentre tu continui a resisterGli, accusandoLo di non curarsi dei tuoi desideri?

Smetti di pensare a ciò che ti lascerai alle spalle e comincia il cammino che ti porterà verso benedizioni e traguardi che non realizzerai mai, se ti ostini a rimanere nella tua “zona di conforto” per paura dell’ignoto.

Fa’ come Abraamo, parti senza pretendere spiegazioni, certo che Dio manterrà la Sua Parola, benedicendo la Tua vita, usandola per la Sua gloria!

IL MODO GIUSTO PER EVANGELIZZARE IL PROPRIO VICINO


Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? (1 Corinzi 6:7) La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. (Filippesi 4:5)

IL MODO GIUSTO PER EVANGELIZZARE IL PROPRIO VICINO

Un Contadino credente, di nome Fritz, recandosi di buon mattino nel
suo campo, sorprese il suo vicino mentre gli stava rubando il raccolto. Quel vicino non solo era disonesto, ma conosciuto per la sua violenza. Fritz rinunciò dunque a difendere ciò che era suo, ed affidò quel problema a Dio. Con gli attrezzi in spalla, ritornò alla sua fattoria pregando per il ladro e chiedendo a Dio di essere liberato da ogni proposito di vendetta. Qualche tempo dopo, un amico che aveva un eccesso di raccolto, ebbe la buona idea di portare proprio nel granaio di Fritz il doppio di quanto egli aveva perso, e questo gratuitamente. Alcune settimane dopo ebbero luogo delle serate di evangelizzazione nel villaggio e, con grande stupore di tutti, il vicino, invitato da Fritz, si recò ad una di esse. Il predicatore parlava quella sera di Giacobbe, il ladro e l’ingannatore che l’Eterno cercava di portare al ravvedimento. Improvvisamente, davanti ad un uditorio colpito dallo Spirito di Dio, l’oratore esclamò: “C’è un Giacobbe nella sala. Giacobbe, dove sei”? Il vicino si alzò bruscamente e rispose: – “Sono qui!” Si chiamava… Giacobbe. Sconvolto, convinto di peccato, crollò davanti a Dio, si confidò in Gesù il Salvatore e diventò realmente un uomo nuovo, con grande gioia del fratello Fritz.

NON SIAMO PIU’ BAMBINI….


..affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4:14-15)

Ci avvisa Paolo a non cadere in certe trappole. Viviamo in una società dove è molto facile essere sballottati qua e la…il mondo, infatti, è come un mare agitato. Gli uomini. soggetti ad ogni vento, essi sono sfruttati e manipolati da tutti coloro che sono esperti nelle “arti seduttrici dell’errore”. Poi, naturalmente, una volta preso da loro quel che volevano, sono gettati via senza scrupolo. Cristiani, però, sono coloro che ancorano saldamente la loro vita nella roccia inamovibile che è Cristo e che, abbracciando la verità, crescono moralmente spiritualmente aspirando a diventare come Lui. Rimaniamo ancorati a Cristo e nessuno ci sballotterà. DVBG

Foto: ..affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo" (Efesini 4:14-15)

Ci avvisa Paolo a non cadere in certe trappole. Viviamo in una società dove è molto facile essere sballottati qua e la...il mondo, infatti, è come un mare agitato. Gli uomini. soggetti ad ogni vento, essi sono sfruttati e manipolati da tutti coloro che sono esperti nelle "arti seduttrici dell'errore". Poi, naturalmente, una volta preso da loro quel che volevano, sono gettati via senza scrupolo. Cristiani, però, sono coloro che ancorano saldamente la loro vita nella roccia inamovibile che è Cristo e che, abbracciando la verità, crescono moralmente spiritualmente aspirando a diventare come Lui. Rimaniamo ancorati a Cristo e nessuno ci sballotterà. DVBG

 

QUANDO TU PIANGI


Quando tu piangi…Dio è con te, quando tu lavori…Dio è con te, quando tu “lotti”…Dio è sempre con te!
Magari stai passando un periodo che sembra nero…ed interminabile…e nonostante sembra che tu faccia il possibile…e nonostante tu segua ciò che è giusto,ti sembra tutto inutile non vedendo un riscontro o il risultato che ti aspetti.
Questa sera Dio vuole ricordarti questo…:”Dov’ero io mentre pregavi?forse non stavo asciugando le tue lacrime?”….”E come Io il tuo Dio ti consolo ogni giorno non credi che Io veda ogni tuo gesto ed ogni tuo operato?”
Credi che le tue buone opere siano inutili perché non vedi risultato? .l’approvazione e l’ammirazione di Dio non bastano forse?..Non aspettarti nulla dal mondo…e quando ricevi applausi non rimanere ad ascoltare…
Non temere…”Dio non è ingiusto da dimenticare l’opera vostra e l’amore che avete dimostrato per il Suo nome”(Ebrei 6:10)..questa è la promessa di Dio per te….Egli vede e non dimenticherà ciò che di buono stai facendo in Suo nome..quindi continua…ad aiutare…ad amare..a dedicarti alle Sue cose…a dare la tua vita per Lui…
Non sia il tuo cuore più turbato da ciò che non hai ma che vorresti…ti sembra poco riuscire a far sorridere e riuscire ad allietare le anime affrante in Suo nome?!Ogni volta che fai sorridere un anima fai sorridere anche Gesù…pensa quindi a questo…e non smettere mai nella tua bontà e nel tuo amore…perché anche per te la giustizia Sua è vicina!
Elisabeth 
Il Mio Rifugio

PRENDERE LA PROPRIA CROCE


 

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Matteo 16:24.

Essere cristiani non è soltanto la decisione di un momento, ma la scelta di una vita. Bisogna scegliere da che parte stare: con Dio, condividendo la Sua volontà, o con il mondo seguendo l’andazzo del presente secolo. Oggi la Parola di Dio ci dice che se vogliamo essere Suoi discepoli, dobbiamo fare delle scelte, dobbiamo prendere la nostra croce e segurLo. Cosa vuol dire predere la propria croce e andare dietro a Lui? Vuol dire:

MORIRE AL PECCATO
Il vero discepolo di Cristo non ha più alcun diritto di peccare. Ciò significa che ha chiuso con il peccato, ma ci sono però dei peccati che sfuggono alla coscienza o che vengono giustificati inconsciamente e razionalmente in tanti modi. Essere morti al peccato significa essere morti ad ogni forma di peccato.

MORIRE AL MONDO
Morire al mondo richiede un atto di fede definitivo, avendo creduto nel Signore ed avendo accettato la Sua salvezza, il nostro “vecchio uomo” è stato crocifisso. Cosa significa ciò? Significa morire a noi stessi e vivere per Lui, non secondo i nostri desideri ma secondo la Sua volontà.

IDENTIFICARSI CON CRISTO
L’apostolo Paolo non aveva dubbi e per questo poteva affermare: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!” Gal. 2:20 Noi come discepoli siamo chiamati ad assomigliare al Maestro, ad identificarci con Lui, con i Suoi atti, con le Sue parole, con la Sua visione. 
Identificarsi con Cristo significa: avere i suoi scopi. Non vivere per noi stessi ma vivere per la salvezza dei peccatori e per l’edificazione del corpo di Cristo.
Avere il Suo cuore. Un cuore che batte per tutti, che ama tutti disinteressatamente, che vede in ogni creatura un potenziale figlio di Dio e una reale persona per la quale Cristo è morto.

Essere discepoli di Cristo è qualcosa in più che frequentare un locale di culto o avere qualche incarico nella chiesa di cui fai parte. Sei veramente discepolo di Gesù Cristo? Non c’è discepolato senza la rinuncia a se stesso e senza prendere la propria croce.

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Matteo 16:24.

Essere cristiani non è soltanto la decisione di un momento, ma la scelta di una vita. Bisogna scegliere da che parte stare: con Dio, condividendo la Sua volontà, o con il mondo seguendo l'andazzo del presente secolo. Oggi la Parola di Dio ci dice che se vogliamo essere Suoi discepoli, dobbiamo fare delle scelte, dobbiamo prendere la nostra croce e segurLo. Cosa vuol dire predere la propria croce e andare dietro a Lui? Vuol dire:

MORIRE AL PECCATO
Il vero discepolo di Cristo non ha più alcun diritto di peccare.  Ciò significa che ha chiuso con il peccato, ma ci sono però dei peccati che sfuggono alla coscienza o che vengono giustificati inconsciamente e razionalmente in tanti modi. Essere morti al peccato significa essere morti ad ogni forma di peccato.

MORIRE AL MONDO
Morire al mondo richiede un atto di fede definitivo, avendo creduto nel Signore ed avendo accettato la Sua salvezza, il nostro "vecchio uomo" è stato crocifisso. Cosa significa ciò? Significa morire a noi stessi e vivere per Lui, non secondo i nostri desideri ma secondo la Sua volontà.

IDENTIFICARSI CON CRISTO
L'apostolo Paolo non aveva dubbi e per questo poteva affermare: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!" Gal. 2:20 Noi come discepoli siamo chiamati ad assomigliare al Maestro, ad identificarci con Lui, con i Suoi atti, con le Sue parole, con la Sua visione. 
Identificarsi con Cristo significa: avere i suoi scopi. Non vivere per noi stessi ma vivere per la salvezza dei peccatori e per l'edificazione del corpo di Cristo.
Avere il Suo cuore. Un cuore che batte per tutti, che ama tutti disinteressatamente, che vede in ogni creatura un potenziale figlio di Dio e una reale persona per la quale Cristo è morto.

Essere discepoli di Cristo è qualcosa in più che frequentare un locale di culto o avere qualche incarico nella chiesa di cui fai parte. Sei veramente discepolo di Gesù Cristo? Non c'è discepolato senza la rinuncia a se stesso e senza prendere la propria croce.