Le parole della moglie di un pastore Pakistano


“A volte provo a tenere tutto insieme in modo che quando mio marito ritorna a casa non debba subire altro stress. Ha a che fare con conversioni forzate, rapimenti di ragazze della nostra chiesa, perquisizioni della polizia e interrogatori, ai quali si aggiungono tantissimi altri problemi, come quello di stampare Bibbie e affrontare la presenza di sette occidentali che confondono le idee dei cristiani in Pakistan. Sono stanca. A volte vorrei solo prendere i miei figli e mio marito e scappare dentro un armadio, come nelle Cronache di Narnia di C.S. Lewis… ma poi mi ricordo che posso farlo attraverso la Bibbia e sento che Dio mi inonda di pace e mi dà forza”

foto di Missione Porte Aperte Italia.

 

Algeria: una vita cambiata dalla TV satellitare


Le pressioni familiari su Rafi, un ex-musulmano che si è convertito al cristianesimo, lo hanno quasi portato a suicidarsi, ma il contatto telefonico con Labib, collaboratore di una televisione satellitare, e quello con altri cristiani lo hanno aiutato a rimanere saldo nella fede.

Non capita spesso che i cristiani, che producono i programmi televisivi cristiani via satellite per alcune nazioni del medio oriente, possano incontrare le persone a cui hanno parlato della Parola di Dio e a cui hanno salvato la vita. L’algerino Labib (tutti i nomi sono modificati per ragioni di sicurezza), tuttavia, ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Rafi, una persona di cui aveva ascoltato soltanto la voce tramite telefono.

Come collaboratore della stazione televisiva cristiana CNA, Labib risponde a tutti i tipi di chiamate  telefoniche (alcune curiose, altre scettiche, altre ancora minacciose). Una telefonata però, una notte, è stata particolare.

Sono l’uomo più stressato del mondo. Non ce la faccio più. Sono sotto pressione terribile da parte di mia moglie e della sua famiglia. Ho intenzione di impiccarmi perché la mia situazione è insopportabile“.

Labib mentre ascoltava, pregava silenziosamente per il suo interlocutore. Rafi era un padre di famiglia del nord della regione algerina della Cabilia. Dopo aver visto i programmi televisivi cristiani, Rafi si era interessato sempre più al Vangelo di Gesù Cristo e aveva cominciato a seguirLo. Questa scelta però non era stata accettata dalla moglie e dai suoceri che gli avevano chiesto con insistenza di rinunciare alla sua nuova fede.

Quella sera i suoceri lo avevano minacciato di portargli via la moglie e Rafi, piegato dal peso di quelle minacce, era fuggito di casa e, in preda alla disperazione, era entrato una rimessa abbandonata di un parente con l’intenzione di togliersi la vita. Ma, quando aveva già la corda intorno al collo, si era ricordato della linea telefonica di aiuto messa a disposizione da CNA.

Una lunga telefonata con Labib e con il suo pastore ha fatto desistere Rafi dal suo intento suicida. Il pastore inoltre ha incoraggiato Rafi a visitare una chiesa nella sua regione la domenica successiva e lì i tre uomini si sono incontrati di persona. Rafi è stato molto incoraggiato dall’incontrare altri fratelli e sorelle.

Attualmente, va meglio. Grazie a Dio, Rafi è stato salvato all’ultimo minuto“, dice Labib. “Anche se i suoceri e la moglie di Rafi non accettano ancora la sua scelta, ora lui è in grado di rimanere saldo nella sua fede“.

BRASILE: LOCALE DI CULTO CRISTIANO HA RESISTITO AD UNA VALANGA DI FANGO E PIETRE


Una locale di culto cristiano ha resistito alla valanga di fango e pietre, che ha distrutto grande parte di un villaggio. La tragedia è stata causata dalla rottura di una diga.
Secondo le prime informative delle autorità, circa 17 persone sono morte e 75 sono state ferite. I Poliziotti lavorano alla ricerca dei dispersi mentre i funzionari dello stato offrono imageaiuto alle famiglie colpite dall’inondazione.
Questa è la tragedia più terribile prodotta nello stato, che ha distrutto quasi il 90% degli alloggi.
In mezzo alla distruzione e al dolore, un locale di culto ha resistito all’impatto della forte inondazione. Gli abitanti sono stati sorpresi vedendo il locale di culto intatto, poiché si tratta di una struttura vetusta composta da materiale fragile, e si pensava che non dovesse resistere.
I fratelli si sono rallegrati vedendo la chiesa integra dinanzi all’intensità della catastrofe e hanno glorificato Dio.
Il pastore ha detto che il Signore ha protetto il tempio, ed ha ricordato il versetto biblico che dice: “La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. (Matteo 7:25)

UGANDA: CONTINUA A PREDICARE IL VANGELO DOPO CHE I FONDAMENTALISTI ISLAMICI HANNO UCCISO SUA MOGLIE


George image ha deciso di continuare a predicare il Vangelo di Cristo dopo che i fondamentalisti islamici hanno assassinato la moglie.

I fondamentalisti islamici dal villaggio di Kalampete nel distretto di Kibuku avevano a suo tempo minacciato la coppia di ucciderli se avessero parlato di Gesù Cristo come salvatore e redentore insomma un’evangelizzazione ad alto rischio.
Quando George non era in casa la moglie, Mamwikomba, nella notte ha aperto la porta agli islamisti infuriati picchiandola crudelmente e ferendola a morte.
Nonostante il dolore George ha deciso di continuare il Vangelo per le strade esaltando Cristo Gesù nel cui nome c’è salvezza!

 

Iran: esce di prigione un cristiano


Le autorità iraniane rilasciano il cristiano Suroush Saraie, arrestato in flagrante in un raid della polizia a ottobre 2012, colpevole di partecipare a una riunione di preghiera.

Una buona notizia dall’Iran: Suroush Saraie, cristiano iraniano incarcerato nel luglio 2014 a causa della sua fede, è stato rilasciato dalle autorità iraniane, potendo così riabbracciare amici e parenti.  Forse alcuni si ricorderanno il nostro articolo intitolato “Arresti e condanne nell’era Rouhani“, dove davamo notizia proprio dell’arresto del fratello Suroush Saraie. Si trattava di un caso pendente ancora dall’ottobre 2012, quando ufficiali iraniani irrompevano in un’abitazione a Shiraz arrestando 9 credenti riuniti in preghiera.  Uno di loro fu subito rilasciato, gli altri furono condannati a sentenze che andavano da 1 a 6 anni di prigione (una di queste fu poi stralciata). Rigettato l’appello del marzo 2014, quattro di loro (tra cui Suroush) hanno iniziato a scontare la loro pena. Tutti loro fanno parte della chiesa clandestina in Iran.

Oggi si festeggia l’uscita dal carcere di Suroush. Il regime iraniano, oggi più vicino all’occidente in termini di relazioni economiche e diplomatiche grazie alla leadership di Rouhani, non sembra tuttavia intenzionato a lasciare presto la morsa sui cristiani, considerati pur sempre un elemento esterno, infedeli in un contesto profondamente islamico (sciita). Monitorando la situazione si può dire che le conversioni al cristianesimo in Iran aumentino, mentre il trattamento riservato a tali persone rimane duro e osteggiato a più livelli della società, partendo appunto dalle autorità.

Da fedele musulmano a predicatore del vangelo di Gesù Cristo


africa 3_Resized_267x200africa-3_Resized_267x200Cristofer Alam, nato musulmano in una delle famiglie più in vista del Pakistan, accettò il Signore Gesù Cristo e la sua vita cambiò radicalmente, ma dovette sopportare persecuzioni violente per la sua fede in Cristo. Ora Cristofer Alam viaggia in tutto il mondo predicando il Vangelo, e migliaia di persone hanno accettato Cristo per mezzo del suo potente ministero. Cristofer è stato testimone di vite cambiate, guarigioni miracolose e di eventi straordinari, ma prima di questo lui stesso ha sperimentato la potenza di Dio nella sua vita.

Lui stesso ci racconta:

Sono nato il 29 marzo 1954 in una famiglia musulmana in Pakistan.
I miei avi, da parte di mio padre, erano arabi Hashemiti, cioè discendenti diretti di Maometto, il fondatore dell’Islam.
Uno dei miei zii aveva in suo possesso una copia del nostro albero genealogico, che ripercorreva la genealogia della nostra famiglia fino a Maometto.
Mio nonno era un uomo molto religioso ed aveva compiuto il pellegrinaggio a La Mecca; era stato decorato dal governo britannico per i servizi resi alla Corona inglese e visse fino alla veneranda età di 106 anni.

Mio padre era anche lui molto religioso ed aveva fatto molti pellegrinaggi a La Mecca; lui incaricò dei tutori religiosi di venire a casa nostra per insegnarci a leggere il Corano nella lingua araba originale.
L’ambiente nel quale sono cresciuto era completamente musulmano ed io non avevo alcuna conoscenza del credo dei cristiani e di altri religioni.
Io, come tutti gli altri a casa mia, ero convinto che l’Islam fosse la sola via che porta a Dio.

Molto giovane, mi iscrissi all’Accademia Militare dell’Aviazione.
Lì, ogni giorno cominciava con parate, ispezioni, saluto alla bandiera e lettura del Corano.
Ogni giorno venivamo indottrinati ed istruiti sull’Islam, la religione nazionale del Pakistan.
Il digiuno durante il mese di Ramadhan era obligatorio; cominciavamo il digiuno alle 3 di ogni mattina con un pasto abbondante fatto di frutta, uova, yogurt, pane, burro, carne ed altre cose buone, poi non mangiavamo per il resto della giornata fino al tramonto, in cui veniva interrotto il digiuno con le preghiere della sera, ed allora ci ingozzavamo di datteri, frutta, carne, pane, lenticchie e dolci.

Questo mese di digiuno, nelle intenzioni, doveva purificarci spiritualmente, perciò evitavamo di imprecare, di maledire, di mentire e di raccontarci barzellette oscene durante tutto quel mese considerato sacro, alla fine però eravamo ancora i peccatori che eravamo sempre stati, non c’era nessun cambiamento nella nostra natura.
Le preghiere di venerdì nella moschea erano obbligatorie; alcuni di noi erano molti religiosi e pregavano 5 volte al giorno, nella moschea, tutti i giorni.
Nel 1970, dopo anni di dittatura militare, il Pakistan indisse le sue prime elezioni democratiche.
I pakistani dell’est (Bangladesh) sostennero il partito politico Awami League, vincendo le elezioni ed i bengalesi ne furono felici perché desideravano, dopo molti anni, poter dire la loro sulla conduzione della nazione.

Il governo pakistano occidentale formato da militari, rispose immediatamente alla vittoria del Pakistan orientale annullando i risultati dell’elezioni ed imponendo la legge marziale.
I bengalesi si sollevarono in un movimento di massa, chiedendo la libertà e la secessione della loro provincia, per diventare una nazione indipendente: fu l’inizio di una guerra fratricida.
La guerra, su larga scala, scoppiò il 3 dicembre 1971.
Le incursioni aeree a bassa quota avvenivano ogni giorno e quegli aerei attaccavano sia obiettivi civili che le postazioni antiaeree.

Una volta, durante una incursione aerea nemica, salii sul tetto e con un fucile ho sparato agli aerei nemici.
Venni subito tirato giù dagli astanti spaventati, ma io volevo assolutamente morire, perché il martirio in una “guerra santa” mi avrebbe aperto le porte del cielo.
A quel tempo avevo 17 anni ed il mio più grande desiderio era quello di morire da eroe.
Un giorno di dicembre 1975 stavo camminando in un grande centro commerciale di Lahore, nel Pakistan del nord.
C’erano migliaia di persone, ed all’improvviso notai, fra i volti di pelle scura dei miei connazionali, un uomo bianco, molto alto, che dava dei fogli di carta.

Quell’uomo disse: “Voglio parlarti di Gesù Cristo“.
Non capivo di cosa stesse parlando; tutto quello che sapevo di Gesù Cristo era che era il profeta dei Cristiani, proprio come Maometto era il profeta dell’Islam per noi Musulmani.
Per quanto ne sapevo, Adolf Hitler, Brigitte Bardot, James Bond, Marlyn Monroe e Miky Mouse erano tutti cristiani.
Lasciai quell’inglese sorridente e continuai per la mia strada.
Avevo fatto pochi passi quando avvertii un’incredibile urgenza di tornare da lui.

E’ difficile da spiegarsi, ma all’improvviso incominciai ad aprire il mio cuore ed a raccontare a quell’uomo, uno straniero, tutte le mie ferite, le mie pene ed i miei desideri.
Lui mi ascoltò attentamente e quando ebbi finito mi disse: “Gesù può liberarti“.
Questo mi sembrò molto strano, perché ci era stato detto che il profeta Isa (come i musulmani chiamano Gesù) era vissuto migliaia d’anni prima ed era morto.
Quell’uomo, invece, pareva che mi dicesse che questo Gesù era vivo e reale, ed era in grado di trasformare la mia situazione.
Mi disse anche: “E’ molto facile, devi semplicemente chiedergli di venire nel tuo cuore“.

Tutto questo era molto strano e nuovo per me, ma quelle parole sul suo Gesù mi toccarono l’anima; sembrava che ci fosse qualcosa di potente nel nome di Gesù ogni volta che lo pronunciavo.
Pensai che avevo provato tutto, quindi perché non dare una possibilità anche a Gesù?
Ho fatto come mi diceva e ripetei le parole con gli occhi chiusi: “Gesù, vieni nel mio cuore e liberami. Grazie Gesù. Amen“.
Aprii gli occhi e sentivo qualcosa di diverso, non riuscivo a dire cosa fosse, ma all’improvviso mi sentii strano dentro, più leggero, come se mi fosse stato tolto un peso ed al suo posto fosse stata messa una piccola sorgente che cominciava a buttare acqua.
Avvertivo qualcosa di diverso, ma non è possibile spiegare in parole, è una sensazione che le parole non possono esprimere.

Quella sera raccontai l’accaduto a Tarik, un mio amico.
Tarik scoppiò in una risata isterica: “Vuoi dire che sei diventato cristiano?”, urlò.
“Onestamente non so in che cosa credono i Cristiani; tutto quello che so è che Gesù vive nel mio cuore e che mi ha liberato“, risposi.
Tarik pensò che fossi diventato pazzo: “Non puoi fare questo, noi siamo musulmani”, gridò.

Erano passati solo pochi giorni da quando avevo chiesto a Gesù di entrare nel mio cuore che mio padre arrivò, in aereo, da Multan, per cercare di rimediare alla mia situazione.
I musulmani che diventano cristiani, di solito, vengono uccisi dai loro stessi famigliari; pochissimi, ed io sono uno di questi, sopravvivono, la maggior parte deve fare il “sacrificio estremo” a causa della fede in Gesù Cristo.
Uccidere un apostata è considerato titolo di vanto e quando questo accade la polizia e le autorità di solito ignorano la cosa.
Questo è stato l’inizio del mio cammino con Gesù.

Fonte: http://www.incontraregesu.it/

Turchia: Ritrovata l’arca di Noè sul monte Ararat?


Un gruppo di quindici archeologi cinesi e turchi ha annunciato di aver ritrovato sul Monte Ararat, nell’est della Turchia, qualcosa di molto simile a quella che le Sacre Scritture indicano come l’Arca di Noè. Secondo il tabloid britannico “The Sun” il gruppo ha spiegato di aver individuato i resti di una struttura in legno e di aver sottoposto alcuni campioni al test del carbonio 14. Da questo esame sarebbe risultato che il reperto risale a circa 4.800 anni fa, epoca in cui avvenne il diluvio universale raccontato dalla Bibbia (Aki, 27 aprile 2010).
La spedizione, la prima che ha visto coinvolto il governo turco, risale allo scorso ottobre e ha visto impegnati, oltre ai funzionari di Ankara, anche il Media Evangelism di Hong Kong e il Noah’s Ark Ministry International. A circa quattro mila metri di altitudine sul monte Ararat, in un punto di cui non sono state rivelate le coordinate, i quindici archeologi hanno rinvenuto una struttura dai tratti curvi, con contenitori, porte, chiodi e resti di funi, che potrebbero essere cavezze per legare animali. Un archeologo turco presente sul posto, Oktay Belli, dell’Università di Istanbul, ha spiegato che è impensabile che si tratti di ciò che avanza di un insediamento umano perché non sono mai stati trovati villaggi o abitazioni sopra i 3.500 metri d’altezza. Un altro ricercatore, l’olandese Gerrit Alten, ha dichiarato alla stampa di Hong Kong che «c’è un’eccezionale quantità di prove concrete che la struttura trovata sull’Ararat sia l’Arca di Noé». Uno degli esploratori, Yeung Wing-cheung, di Hong Kong, ha affermato che «non possiamo dire al 100 per cento che si tratta dell’Arca di Noè, ma pensiamo di poterlo dire al 99,9 per cento».
Il gruppo di archeologi ha spiegato di aver già invitato le autorità turche a richiedere all’Unesco che il sito sia inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità e di proteggerlo fino a quando un’indagine archeologica più approfondita non possa esservi condotta. Non è la prima volta che esploratori o avventurieri provenienti da diverse parti del mondo affermano di aver ritrovato l’Arca di Noè sull’Ararat. Secondo la tradizione biblica, infatti, l’imbarcazione si fermò proprio sulla cima di quel monte quando le acque si ritirarono al termine del diluvio.

CIÒ CHE È NELLA VOLONTÀ DI DIO NON PUÒ ESSERE DISTRUTTO


“ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio” ( Atti 5:39).

Tutto quello che viene da Dio vince il mondo. Quando Dio stabilisce un piano per la nostra vita niente e nessuno potrà fermarlo perché la Sua volontà è sovrana e produce i Suoi effetti in modo inarrestabile ed inesorabile.
La volontà di Dio è al di sopra di ogni volontà perché le Sue vie sono più alte delle nostre vie e i Suoi pensieri sono più alti dei nostri pensieri.
Siamo chiamati a stare al centro della volontà di Dio per vedere la Sua mano all’opera; la nostra fede viene ricompensata dal nostro Signore purché sia viva, vera ed operante.
Il Signore renda il nostro cuore puro, semplice e predisposto ad adorarlo in ogni tempo e in ogni circostanza perché un cuore così tocca il Suo cuore aprendo le cateratte del cielo mandando copiose piogge di benedizioni.
Sappiamo che se tutto procede da Dio non vedremo distrutti perché se Dio è con noi chi sarà contro di noi?

Dio ci benedica

Alex

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Indonesia: chiese demolite


Numerose chiese demolite  e moltissimi cristiani intimoriti che sono fuggiti dalle loro case perché senza la presenza della polizia sanno di non essere al sicuro. Nella provincia di Aceh, in Indonesia, la chiesa ha bisogno di maggiori tutele da parte del governo, ma soprattutto delle nostre preghiere.

Nove chiese di Aceh Singkil, nella provincia di Aceh in Indonesia, sono state abbattute tra il 19 e il 23 ottobre 2015, a seguito di una violento attacco di estremisti islamici locali che il 13 ottobre avevano bruciato una chiesa, ucciso una persona e costretto alla fuga circa 8.000 cristiani intimoriti (tutte le persone sono state fatte rientrare a casa dal governo nei giorni successivi).

Oltre alle 10 chiese senza permesso di cui era già stata richiesta la chiusura precedentemente, gli estremisti islamici hanno chiesto che altre due chiese, che sono conosciute per il gran numero dei membri, fossero demolite entro il 23 ottobre. “Altrimenti, i fondamentalisti islamici faranno intervenire circa 7.000 persone“, ci ha detto Rudy (nome modificato per ragioni di sicurezza), un attivista cristiano locale. Il governo ha ceduto alla richiesta.

I membri della chiesa piangevano mentre guardavano disperati gli agenti della polizia locale prendere letteralmente a martellate i loro locali di culto. Ad oggi circa1.000 cristiani sono rimasti senza una chiesa ed è stato fatto divieto di montare tende provvisorie per celebrare i servizi di culto la domenica. Tuttavia, ai cristiani è stato dato il permesso di andare nelle chiese degli altri villaggi.

Nel frattempo, ad altre 13 chiese che non erano nella lista per la chiusura sono stati dati sei mesi per richiedere un permesso ed evitare la demolizione. Il governo ha anche promesso di costruire una sala di culto per coloro le cui chiese sono state distrutte, ma molti cristiani sono scettici perché i permessi sono molto difficili da ottenere e le promesse del governo, per le minoranze religiose, sono realizzate raramente.

Pertanto, vi chiediamo di pregare per la Chiesa di Aceh Singkil perché possa essere forte in questo momento. La maggior parte dei cristiani sono ancora traumatizzati profondamente, anche se sono potuti ritornare a casa. Le tensioni sono un po’ diminuite, ma la presenza della polizia deve rimanere forte. “Vederli ci rende ansiosi. Ecco perché ci riuniamo ancora più spesso per darci forza l’un l’altro“, ha detto Rudy. Pregate anche per tutte le chiese in Indonesia perché possano essere unite e solidali in questo momento di crisi e per il governo nazionale perché sostenga i diritti delle minoranze religiose nel Paese.

Infine, vi chiediamo di pregare per un recente e sorprendente sviluppo. Un importante leader musulmano di Aceh Singkil, l’Imam Baihaqi, il cui nome era Abuya Batu Korong, è deceduto per malattia il 24 ottobre scorso. Molti sostengono che Abuya avesse una notevole influenza sul governo e avesse un ruolo fondamentale nella chiusura delle chiese. Pregate che la sua morte possa contribuire a migliorare la situazione religiosa della regione.

USA: DONNA DICHIARATA CLINICAMENTE MORTA DURANTE IL PARTO RITORNA IN VITA DOPO CHE IL MARITO PREGA


Una donna è stata dichiarata clinicamente morta durante il parto, a causa di un arresto cardiaco.
Melanie e suo marito Doug Pritchard erano felici con l’arrivo della loro seconda figlia. Quando la donna entrò nella sala parto, sono sopravvenute complicanze e tutto iniziò ad andare male, i suoi segni vitali cominciarono a peggiorare, fino a perdere conoscenza causata da arresto cardiaco.
I medici hanno dichiarato Melanie clinicamente morta, con il bambino ancora dentro il suo corpo. Così è iniziata una corsa per salvare il bambino con un cesareo d’emergenza.
Suo marito ha cominciato a pregare il Signore affinché salvasse Melanie e sua figlia . La disperazione riempiva il suo cuore, solo a pensare che avrebbe perso la moglie e la giovane figlia.
“Signore, so che questo è più di quanto possa sopportare, il che significa che tu hai un piano e uno scopo per ogni cosa. Mi fido di te, ma per favore, se è nella tua volontà, vorrei riabbracciare mia moglie “ha detto in preghiera.”
I medici sono riusciti a salvare il bambino, mentre una squadra ha cercato di rianimare Melanie. Dopo 10 minuti la situazione era la stessa, nulla poteva rianimarla, quando improvvisamente un medico notò un debole impulso, una speranza si riaccende e Melanie viene trasferita al reparto di terapia intensiva (ICU), dove è stata tenuta in vita con apposite apparecchiature medicali. Suo marito Doug, le prese la mano e disse: “Ti amo io ti amerò per sempre ..
Dopo 24 ore dall’intervento chirurgico, Melanie ha recuperato miracolosamente fino a poter avere la sua bimba tra le braccia, l’intero ospedale è stato colpito da questo caso che lo considerano come un miracolo di Dio.

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