MEDITAZIONE IMPORTANTE-GC con Rdtmnt Bxtr-past.Gennaro Chiocca


“Poiché mi divora lo zelo per la tua casa”

Salmo 69:9

*Parte Prima*

Uno dei peggiori mali a cui oggi possiamo assistere è la condotta che contraddice ciò che si predica.

Questo pone alcuni predicatori quali pietre di inciampo piuttosto che come pietre edificanti.

Un antico predicatore del periodo della Riforma sostiene che è già un grosso problema quando credenti di chiesa contrastano in privato, di nascosto, nelle proprie case, con giudizio e maldicenza, l’opera della fede, mettendo a repentaglio l’esperienza della nuova nascita di numerose anime in vista dell’eternità.

Non possiamo smentire con la vita ciò che predichiamo con la bocca; questo ci fa essere l’ostacolo più grande per la fede di chi ci ascolta.

Immaginiamo se a contraddire con la propria vita fosse un pastore o un ministro di Dio, che ogni domenica predica il grande Evangelo, il cui messaggio viene poi demolito con azioni, cattiverie, bugie, contraddizioni.

Quando ciò si verifica, stiamo favorendo l’opera del Diavolo, il quale non desidera altro che smentire la Parola di Dio, renderla inefficace, irraggiungibile e di conseguenza inoperante!

Chi crede nella propria predicazione deve fare di tutto per onorarla.

Ciò che diciamo lo viviamo!

Il metodo più semplice, prima di salire sul pulpito, é accertarsi di essere un buon facitore delle cose che si insegneranno.

Un leale predicatore deve desiderare un buon successo nel suo ministero.

Quale sarà il miglior successo a cui ambire? Quello più onesto: vedere anime che mettono in pratica ciò che hanno ascoltato.

Se non siamo disposti a vivere ciò che predichiamo, allora perché continuare a fare il pastore? Perché continuare a predicare?

Perché continuare a svolgere un ministero che diventa pericoloso per noi e per chi ci ascolta?

Sei realmente al corrente che le tue parole possono addirittura cambiare la direzione eterna di un’anima?

Comprendete a quale rischio ci affacciamo?

Se invece il desiderio è così alto che “lo zelo ci divora”, allora mettiamo in pratica la Parola che predichiamo:

curiamo i poveri,

facciamo discepoli a Cristo,

non curiamoci degli oltraggiatori,

perdoniamo chi ci offende,

soccorriamo i derelitti,

accogliamo gli sventurati,

abbandoniamo l’orgoglio!

GC con Rdtmnt Bxtr

3 METAFORE-pastore Giuseppe Tramentozzi


Questo versetto rappresenta la vita cristiana con tre metafore: un combattimento, una corsa, una costante.

È un combattimento perché c’è un nemico da sottomettere; dobbiamo, perciò, essere coraggiosi e fortificarci nel Signore perché la palma della vittoria é per chi vince.

È una corsa, perché c’è un traguardo da raggiungere; è doveroso quindi essere entusiasti e correre con perseveranza, poiché il premio della suprema vocazione e per quanti perseverano.

È una costante perché c’è una verità da custodire e noi dobbiamo essere fedeli fino alla fine, poiché c’è il “ben fatto” del Maestro che attende il servitore fedele.

Ognuna di queste metafore è reale, perché descrive un aspetto della vita cristiana, e, in un certo senso indipendente; tuttavia ciascuna è legata all’altra. Esse ci insegnano che essere cristiani richiede coraggio, speranza e fedeltà, e per questo, ci incoraggiano a spazzare via da noi ogni forma di pigrizia e superficialità. Ognuna implica impegno e tenacia che potremmo accostare a “sangue, sudore e fatica”. È possibile che questo possa far sorgere qualche perplessità nei più giovani, ma come, Gesù stesso non ha forse promesso: “Io vi darò riposo?” Paolo, tuttavia paragona la vita cristiana a un combattimento, a una corsa e a un impegno costante. Come conciliare quest’apparente contraddizione? Ci sono due tipi di riposo: quello che si gode quando il combattimento è finito e il traguardo raggiunto; e quello che si può assaporare durante la battaglia, quando la calma interiore e la quiete di Cristo possono essere nostre. Per quanto possa sembrare strano, nella vita cristiana è possibile trovare riposo anche quando infuria la tempesta. Essere rilassati e avere il cuore sereno durante le fatiche fa parte del combattimento; giungere al fine della corsa, con costanza cristiana, ci darà modo di gustare il luogo di riposo che bramiamo.

Dio ci benedica.

PREGA PER LA “SAPIENZA DALL’ALTO”-pastore Giuseppe Tramentozzi


Sembra che alcune persone fioriscano nei conflitti: prendono di mira gli altri, litigano, sono sempre in disaccordo, in poche parole, degli attacca briga. Combattono per il gusto di farlo, non perché credano veramente in una determinata causa. Si gettano a capofitto e combattono battaglie che non le riguardano. Queste persone appaiono sicure, ma prendono decisioni avventate, così gli altri imparano ad ignorarli e a non prenderli sul serio. Hanno bisogno di “vincere sempre” per stare bene con sè stessi. Nelle relazioni con gli altri, serve “sapienza dall’alto”�: quando avrai questa sapienza, non dovrai mettere tutti a tappeto per dimostrare la tua forza ed intelligenza. La vera autostima, compresa la fiducia

nella propria capacità di prendere le giuste decisioni, viene da dentro. “La saggezza che viene dall’alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia. Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace (Giacomo 3:17-18). Quando agisci secondo questi principi scritturali, saprai se una battaglia è degna o no della tua attenzione. Se mantieni fisso lo sguardo sul premio che Dio ti ha posto davanti, comprenderai che alcune cose semplicemente non meritano né la tua attenzione né il tuo tempo. Di conseguenza prenderai decisioni migliori per la tua vita e per le tue relazioni.

CONFIDARE IN DIO -pastore Giuseppe Tramentozzi


Il peso della vita, con le sue difficoltà, forse si avverte maggiormente con il passare del tempo, piuttosto che in gioventù. La salute cagionevole spesso rappresenta una questione logorante; il problema del sostentamento della propria famiglia diventa una fonte di preoccupazioni; una vita sempre più competitiva e i ritmi stessi che essa impone, sempre più accelerati fanno si che l’esistenza stessa perda la sua gioia. Ci possono essere problemi spirituali, carenze personali, preoccupazioni per gli altri, oppure una battaglia contro Satana, che cerca di deprimerci e di scoraggiarci. “O Signore, sono oppresso”; queste parole potrebbero sintetizzare lo stato d’animo che prevale in molte occasioni. Che cosa bisogna fare in queste situazioni?

Il rimedio proposto dalla Bibbia è quello di riguardare a Gesù e chiedere a Lui di assumere il nostro carico. Dobbiamo guardare con gli occhi con cui guardavano i servi orientali: la loro intera esistenza era vissuta in una totale dedizione ai loro padroni. Dobbiamo guardare in alto con fermezza e rendere noto direttamente a Dio il nostro disperato bisogno: “Odi il mio grido, o Dio, ascolta la mia preghiera”. Dobbiamo ricordare che il Signore, in precedenza, ha già prestato ascolto al nostro grido, come a quello di molti altri. Questo santo esercizio indirizzerà il nostro cuore e la nostra mente nella giusta direzione, distogliendoli da noi stessi e dalle circostanze in cui ci troviamo per rivolgerli lassù, all’Iddio che vuole farsene carico.

Non è di grande consolazione per noi ricordare che Colui che siede sul trono del Cielo ha sofferto subendo la tentazione, sedendosi stanco al pozzo, non avendo dove posare il capo, disprezzato e rifiutato dagli uomini? Abbiamo un Sommo Sacerdote il Quale è pienamente consapevole della nostra debolezza umana e che si è impegnato a fornirci la grazia necessaria per affrontare le situazioni di bisogno in cui ci dibattiamo. Egli, quando fu oppresso, affidò la Sua anima al Padre, che giudica rettamente; ora Egli chiede a noi di fare la medesima cosa. Portiamo senza indugio tutti i nostri pesi ai piedi del Signore, e scopriremo che un Dio comprensivo li porterà per noi.