CONFIDARE IN DIO -pastore Giuseppe Tramentozzi


Il peso della vita, con le sue difficoltà, forse si avverte maggiormente con il passare del tempo, piuttosto che in gioventù. La salute cagionevole spesso rappresenta una questione logorante; il problema del sostentamento della propria famiglia diventa una fonte di preoccupazioni; una vita sempre più competitiva e i ritmi stessi che essa impone, sempre più accelerati fanno si che l’esistenza stessa perda la sua gioia. Ci possono essere problemi spirituali, carenze personali, preoccupazioni per gli altri, oppure una battaglia contro Satana, che cerca di deprimerci e di scoraggiarci. “O Signore, sono oppresso”; queste parole potrebbero sintetizzare lo stato d’animo che prevale in molte occasioni. Che cosa bisogna fare in queste situazioni?

Il rimedio proposto dalla Bibbia è quello di riguardare a Gesù e chiedere a Lui di assumere il nostro carico. Dobbiamo guardare con gli occhi con cui guardavano i servi orientali: la loro intera esistenza era vissuta in una totale dedizione ai loro padroni. Dobbiamo guardare in alto con fermezza e rendere noto direttamente a Dio il nostro disperato bisogno: “Odi il mio grido, o Dio, ascolta la mia preghiera”. Dobbiamo ricordare che il Signore, in precedenza, ha già prestato ascolto al nostro grido, come a quello di molti altri. Questo santo esercizio indirizzerà il nostro cuore e la nostra mente nella giusta direzione, distogliendoli da noi stessi e dalle circostanze in cui ci troviamo per rivolgerli lassù, all’Iddio che vuole farsene carico.

Non è di grande consolazione per noi ricordare che Colui che siede sul trono del Cielo ha sofferto subendo la tentazione, sedendosi stanco al pozzo, non avendo dove posare il capo, disprezzato e rifiutato dagli uomini? Abbiamo un Sommo Sacerdote il Quale è pienamente consapevole della nostra debolezza umana e che si è impegnato a fornirci la grazia necessaria per affrontare le situazioni di bisogno in cui ci dibattiamo. Egli, quando fu oppresso, affidò la Sua anima al Padre, che giudica rettamente; ora Egli chiede a noi di fare la medesima cosa. Portiamo senza indugio tutti i nostri pesi ai piedi del Signore, e scopriremo che un Dio comprensivo li porterà per noi.

LA PROMESSA David Wilkerson


David Wilkerson  2“Non le temere!” (Deuteronomio 7:18). Per Israele quel, “le” rappresentavano le grandi e ben armate nazioni pagane che dovettero affrontare. Per noi oggi quel, “le” rappresenta ogni problema, tribolazione e difficoltà travolgente che dobbiamo affrontare nel corso della nostra vita.
Dio ci dice che non dobbiamo temere! E dato che è Lui a dirlo, non serve altra spiegazione. Egli è onnipotente e sa bene quali sono le fortezze sataniche che dobbiamo affrontare. Egli conosce ogni prova e tentazione che Satana ci getterà addosso. Ma Lui ci comanda comunque: “Non le temere!”
Abraamo stava vivendo in terra straniera, circondata da re potenti e non sapeva affatto dov’è che sarebbe finito. Ma la prima parola che Dio gli disse fu: “Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima” (Genesi 15:1).
Il significato di questo verso è: “Io sarò come un muro attorno a te, sarò il tuo protettore e la tua difesa”. In poche parole Dio stava dicendo ad Abraamo: “Stai per affrontare delle difficoltà ma Io ti proteggerò in mezzo ad esse”. Abraamo rispose credendo alle parole che Dio gli disse: “Egli credette al Signore, che gli contò questo come giustizia” (verso 6).
Isacco, figlio di Abraamo visse anche lui in un ambiente ostile, circondato dai Filistei che lo odiavano, molestavano e lo volevano cacciare via dal loro paese. Le Scritture ci dicono che ogni volta che Isacco scavava un pozzo per l’acqua i Filistei lo turavano (leggere Genesi 26:15).
Ovunque Isacco andasse trovava sempre contesa. Una nuvola di dubbio si formò su di lui e si cominciò a domandare: “Ce la farò mai?” Ma Dio diede ad Isacco la stessa Parola che diede ad Abraamo: “Io sono il Dio di Abraamo tuo padre; non temere, perché io sono con te e ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore del mio servo Abraamo” (Genesi 26:24).
Oggi, come Isacco, noi siamo figli di Abraamo e Dio ci fa la stessa promessa: “Se siete di Cristo, siete dunque discendenza di Abraamo, eredi secondo la promessa.” (Galati 3:29).

DIO CONOSCE LA TUA CAUSA


peppe 5Giobbe 35: 13 Certamente Dio non darà ascolto a discorsi vuoti, e l’Onnipotente non vi farà attenzione. 14 Anche se tu dici di non vederlo, la tua causa sta davanti a lui, e tu devi aspettarlo. 15 Ma ora, perché nella sua ira non punisce e non fa troppo caso alle trasgressioni, 16 Giobbe apre inutilmente le labbra e accumula parole senza senno». Quando dici di non vederlo, il Signore ti è vicino, la tua causa l’ha udita, sta provando la tua fede sappilo pazientemente aspettare, Egli di sicuro verrà. Egli è pietoso apre a chi bussa e non nega di aiutare il bisognoso. Non ti far ingannare da Satana che viene e ti dice: “ Dio si è dimenticato di te; smettila di sperare ti ha definitivamente abbandonato raccogli le forze che ti rimangono e allontanati definitivamente da Lui”. Sappi che Dio ti ama e anche se la mamma che allatta il suo bimbo si dimentica di Lui; Dio mai si dimentica di te; mai ti abbandona. Dio non è sordo al grido di dolore del tuo cuore; non ti ha abbandonato; ha ascoltato della tua atroce sofferenza, è accanto a te e quando nessuno ti capisce, quando ti senti solo a lottare con il mondo, Lui è vicino a te, ti asciuga le lacrime e ti da forza e l’amore di cui hai tanto bisogno. Perciò non credere al maligno che nel momento di tentazione e prova ti dice: “ Dio ti ha abbandonato”. Dio ti ama troppo per farlo e Gesù ha dato la sua vita sulla croce per riscattare te dalla morte e dal peccato. Perciò invece di cadere nella trappola del nemico con il dubbio, ringrazia Dio per tutto quello che sta facendo per te, le grandi opere che sta compiendo per te. Ricordati che la sua grazia non si esaurisce, il meglio deve ancora venire… Abbi fede!… continua a credere che Dio è Padre … un padre mai dimentica il figlio che ama. Amen