“E CHI E’ SUFFICIENTE A QUESTE COSE?”. (2 Corinzi 2:16) -pastore Giuseppe Tramentozzi


L’ apostolo Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi 2:16 pone la domanda: “Chi è sufficiente a queste cose?”, cioè chi è all’altezza di un tale compito? La risposta è nel capitolo 3:5 “La nostra capacità viene da Dio”. Siamo ben consapevoli dei nostri limiti quando dobbiamo soddisfare i bisogni della famiglia, portare a termine gli impegni lavorativi, perseverare nonostante la stanchezza o il dolore, quando dobbiamo combattere un’abitudine ben radicata in noi, quando dobbiamo imparare un nuovo lavoro dopo aver perduto il nostro, quando teniamo in piedi un matrimonio difficile e troviamo la forza di guardare avanti quando i nostri sogni falliscono. Fingiamo che sia tutto sotto controllo. Agiamo come se fossimo in grado di gestire qualsiasi situazione, ma dentro di noi, nel profondo, sappiamo che non è così. La verità è un’altra: senza la forza e la grazia di Dio, siamo inadeguati. E’ una verità dura da digerire, specie per le persone più risolute e orgogliose. Dover riconoscere che senza Dio non sanno quale sia la cosa giusta da fare, come farla e da dove trarre la forza indebolisce il loro ego. E’ difficile ammettere di doversi affidare a Lui per ogni cosa. Ma se hai adottato questa linea e hai iniziato a dipendere da Dio, allora sei all’inizio della vita che avevi sempre desiderato. Qual è il segreto della forza di Paolo? “Molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi in me? perché quando sono debole, allora sono forte” (2 Corinzi 12:9-10). L.D. Moody disse: “Quando un uomo non ha forza, se si appoggia a Dio, diventa forte”. Non importa da quanto tempo cammini con Gesù, non scordare mai che ogni grammo della tua capacità viene da Lui.

FATTI CORAGGIO E AGISCI!-pastore Giuseppe Tramentozzi


Probabilmente non hai mai sentito parlare di Harlow Curtice perché non è un laureato di Harvard; era un ragazzo di paese col diploma di scuola superiore. Ma aveva grandi sogni. Iniziò come contabile in General Motors e divenne presidente della società all’età di trentacinque anni. All’età di quarant’anni, era il direttore generale della stimata divisione Buick di General Motors. Si fece strada fino ai vertici della sua professione con il talento per nuove idee e azioni. Coraggiosamente, progettava nuovi stili e modelli. E viaggiò personalmente negli Stati Uniti per motivare i venditori, infondendo un rinnovato entusiasmo verso i prodotti Buick.

E indovina quando fece tutto questo? Nel bel mezzo della Grande Depressione! Sotto la sua guida, la vendita di automobili Buick quadruplicò; la sua divisione diventò la seconda più redditizia nella storia della General Motors. Quando gli venne chiesto a che cosa attribuisse il suo successo, menzionò queste tre cose: 1. Si era posto degli obiettivi e aveva chiesto alle persone intorno a lui di fare altrettanto. 2. Era orgoglioso di affrontare e superare gli ostacoli. 3. Era disposto a correre dei rischi e a fare le cose che le persone con talento, ma timorose non volevano fare. Risultato: vincere divenne un’abitudine e uno stile di vita. Questi tre principi sono saldamente biblici, sono sperimentati nel tempo e ti porteranno al successo in qualunque cosa tu metta mano. Perciò la parola per te oggi è “Alzati, perché questo è compito tuo…Fatti coraggio e agisci!”

PORTALO A DIO IN PREGHIERA – pastore Giuseppe Tramentozzi


Dopo aver predicato sul fatto di portare le nostre preoccupazioni a Dio in preghiera, una donna si avvicinò al grande predicatore G.Campbell Morgan e disse: “Non infastidisco Dio per cose piccole; porto a Lui solo quelle grandi”. Morgan rispose: “Mia cara, tutto ciò che portiamo a Dio è piccolo”. La Bibbia esorta: “Getta sul Signore il tuo affanno, ed Egli ti sosterrà”. Dio sa che non sei in grado di portare il peso della preoccupazione, quindi ti invita a darla a Lui oggi. Tutto ciò che è grande abbastanza da essere una fonte di ansia, dovrebbe essere trasformato in una preghiera. Pietro scrive: “Gettando su di lui ogni nostra preoccupazione [tutte le ansietà, tutte le afflizioni, una volta per tutte], perché Egli ha cura di voi” (1Pietro 5:7). Nota la parola “gettare”. È l’opposto di “portare!” Nel momento in cui capisci che una preoccupazione sta cominciando a buttarti giù, “gettala” sul Signore, sapendo che “Egli ha cura di voi.” Ora, se Egli fosse un Dio distante che non si prende cura di te, avresti ragione a preoccuparti. O se fosse un Dio debole e non fosse in grado di fare niente per te, avresti ragione a preoccuparti. A dire il vero, è proprio quando dai le tue preoccupazioni a Dio che scopri quanto Egli sia davvero grande. L’autore di inni Joseph Scriven esprime così questa verità: “Oh, quanta pace spesso perdiamo, oh, quanta inutile sofferenza sopportiamo, solo perché non portiamo ogni cosa a Dio in preghiera”.

LA COSA PIÙ IMPORTANTE -pastore Giuseppe Tramentozzi


Ci sono due nemici che minacciano la tua vita spirituale: 1. La noia. Frank Laubach, missionario ed educatore, disse: “Se sei stanco di una certa forma di devozione sonnacchiosa, probabilmente il Signore lo è quanto te”. Camminare con Dio è il modo più appagante di vivere la propria vita. “Ci sono gioie a sazietà in Tua presenza; alla Tua destra ci sono delizie in eterno” (Salmo 16:11). 2. L’ essere affaccendato. Gesù disse a Marta: “Tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona” (Luca 10:41-42). Che cosa stava facendo Maria? Era seduta ai piedi di Gesù e Lo ascoltava! Marta amava Gesù e le sembrava di non fare abbastanza per Lui. Ma era così occupata a servirLo da non riuscire a rilassarsi e a godere della Sua presenza. Forse, come Marta, pensi che se non farai personalmente il lavoro, non sarà fatto bene. Potresti aver ragione. Ma Dio non richiederà mai di fare qualcosa che prenda il Suo posto nella tua vita. Egli vuole essere la prima delle tue priorità. A volte ci avviciniamo a Dio con una lunghissima lista di richieste perché siamo più interessati ai Suoi doni che alla Sua presenza. Davide diceva:” Una cosa ho chiesto al Signore e quella ricerco; abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e meditare nel Suo tempio” (Salmo 27:4). Immagina di avere “una sola cosa” in cima alla tua agenda, sempre: aver bisogno e desiderare di passare del tempo con Dio. Pensa a come ciò potrebbe rivoluzionarti la vita.

PERCHÉ È NECESSARIO AVERE UNA RELAZIONE CON DIO-past.Giuseppe Tramentozzi


Fin dalle prime pagine del Libro della Genesi, appare evidente la necessità di edificare la nostra vita sulla relazione con Dio come fondamento. Farlo su qualsiasi altro sarebbe come costruire sulle sabbie mobili. Perché? Perché ogni nostra relazione, con figli, fratelli, coniuge, genitori e amici, tutte sono destinate a terminare prima o poi. Se non comprendiamo di essere stati creati con un bisogno intenso di essere in relazione con Dio, non capiremo mai l’origine del nostro vuoto interiore e del senso di solitudine che proviamo. Cercheremo, senza successo, di colmarlo in svariati modi. 1. Con le persone. Vivere con la persona giusta può certamente soddisfare il bisogno di amore e intimità emotiva, ma soltanto Dio è in grado di colmare il vuoto spirituale dentro di te. 2. Con i beni materiali. Possono procurare benessere e comodità; il denaro ti offre opportunità di fare bene, opportunità che i meno fortunati nemmeno possono sognare. Eppure, puoi essere ricco ma infelice e solo. 3. Con la religione. Dio non ha interesse per la religione; Egli vuole una relazione con te. La religione ha un senso quando migliora quella relazione, ma non è sempre così. Anzi, a volte le regole e le consuetudini religiose sono un deterrente per la relazione con Dio. La Bibbia è piena di persone religiose che hanno mancato del tutto la relazione col Signore. Siamo così presi dalle nostre ideologie religiose, insegnamenti, dottrine e principi, da perdere di vista ciò che realmente conta, cioè la relazione personale, intima, quotidiana con Dio, nella quale si parla e si ascolta con naturalezza.

MEDITAZIONE IMPORTANTE-GC con Rdtmnt Bxtr-past.Gennaro Chiocca


“Poiché mi divora lo zelo per la tua casa”

Salmo 69:9

*Parte Prima*

Uno dei peggiori mali a cui oggi possiamo assistere è la condotta che contraddice ciò che si predica.

Questo pone alcuni predicatori quali pietre di inciampo piuttosto che come pietre edificanti.

Un antico predicatore del periodo della Riforma sostiene che è già un grosso problema quando credenti di chiesa contrastano in privato, di nascosto, nelle proprie case, con giudizio e maldicenza, l’opera della fede, mettendo a repentaglio l’esperienza della nuova nascita di numerose anime in vista dell’eternità.

Non possiamo smentire con la vita ciò che predichiamo con la bocca; questo ci fa essere l’ostacolo più grande per la fede di chi ci ascolta.

Immaginiamo se a contraddire con la propria vita fosse un pastore o un ministro di Dio, che ogni domenica predica il grande Evangelo, il cui messaggio viene poi demolito con azioni, cattiverie, bugie, contraddizioni.

Quando ciò si verifica, stiamo favorendo l’opera del Diavolo, il quale non desidera altro che smentire la Parola di Dio, renderla inefficace, irraggiungibile e di conseguenza inoperante!

Chi crede nella propria predicazione deve fare di tutto per onorarla.

Ciò che diciamo lo viviamo!

Il metodo più semplice, prima di salire sul pulpito, é accertarsi di essere un buon facitore delle cose che si insegneranno.

Un leale predicatore deve desiderare un buon successo nel suo ministero.

Quale sarà il miglior successo a cui ambire? Quello più onesto: vedere anime che mettono in pratica ciò che hanno ascoltato.

Se non siamo disposti a vivere ciò che predichiamo, allora perché continuare a fare il pastore? Perché continuare a predicare?

Perché continuare a svolgere un ministero che diventa pericoloso per noi e per chi ci ascolta?

Sei realmente al corrente che le tue parole possono addirittura cambiare la direzione eterna di un’anima?

Comprendete a quale rischio ci affacciamo?

Se invece il desiderio è così alto che “lo zelo ci divora”, allora mettiamo in pratica la Parola che predichiamo:

curiamo i poveri,

facciamo discepoli a Cristo,

non curiamoci degli oltraggiatori,

perdoniamo chi ci offende,

soccorriamo i derelitti,

accogliamo gli sventurati,

abbandoniamo l’orgoglio!

GC con Rdtmnt Bxtr

3 METAFORE-pastore Giuseppe Tramentozzi


Questo versetto rappresenta la vita cristiana con tre metafore: un combattimento, una corsa, una costante.

È un combattimento perché c’è un nemico da sottomettere; dobbiamo, perciò, essere coraggiosi e fortificarci nel Signore perché la palma della vittoria é per chi vince.

È una corsa, perché c’è un traguardo da raggiungere; è doveroso quindi essere entusiasti e correre con perseveranza, poiché il premio della suprema vocazione e per quanti perseverano.

È una costante perché c’è una verità da custodire e noi dobbiamo essere fedeli fino alla fine, poiché c’è il “ben fatto” del Maestro che attende il servitore fedele.

Ognuna di queste metafore è reale, perché descrive un aspetto della vita cristiana, e, in un certo senso indipendente; tuttavia ciascuna è legata all’altra. Esse ci insegnano che essere cristiani richiede coraggio, speranza e fedeltà, e per questo, ci incoraggiano a spazzare via da noi ogni forma di pigrizia e superficialità. Ognuna implica impegno e tenacia che potremmo accostare a “sangue, sudore e fatica”. È possibile che questo possa far sorgere qualche perplessità nei più giovani, ma come, Gesù stesso non ha forse promesso: “Io vi darò riposo?” Paolo, tuttavia paragona la vita cristiana a un combattimento, a una corsa e a un impegno costante. Come conciliare quest’apparente contraddizione? Ci sono due tipi di riposo: quello che si gode quando il combattimento è finito e il traguardo raggiunto; e quello che si può assaporare durante la battaglia, quando la calma interiore e la quiete di Cristo possono essere nostre. Per quanto possa sembrare strano, nella vita cristiana è possibile trovare riposo anche quando infuria la tempesta. Essere rilassati e avere il cuore sereno durante le fatiche fa parte del combattimento; giungere al fine della corsa, con costanza cristiana, ci darà modo di gustare il luogo di riposo che bramiamo.

Dio ci benedica.

PREGA PER LA “SAPIENZA DALL’ALTO”-pastore Giuseppe Tramentozzi


Sembra che alcune persone fioriscano nei conflitti: prendono di mira gli altri, litigano, sono sempre in disaccordo, in poche parole, degli attacca briga. Combattono per il gusto di farlo, non perché credano veramente in una determinata causa. Si gettano a capofitto e combattono battaglie che non le riguardano. Queste persone appaiono sicure, ma prendono decisioni avventate, così gli altri imparano ad ignorarli e a non prenderli sul serio. Hanno bisogno di “vincere sempre” per stare bene con sè stessi. Nelle relazioni con gli altri, serve “sapienza dall’alto”�: quando avrai questa sapienza, non dovrai mettere tutti a tappeto per dimostrare la tua forza ed intelligenza. La vera autostima, compresa la fiducia

nella propria capacità di prendere le giuste decisioni, viene da dentro. “La saggezza che viene dall’alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia. Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace (Giacomo 3:17-18). Quando agisci secondo questi principi scritturali, saprai se una battaglia è degna o no della tua attenzione. Se mantieni fisso lo sguardo sul premio che Dio ti ha posto davanti, comprenderai che alcune cose semplicemente non meritano né la tua attenzione né il tuo tempo. Di conseguenza prenderai decisioni migliori per la tua vita e per le tue relazioni.

CONFIDARE IN DIO -pastore Giuseppe Tramentozzi


Il peso della vita, con le sue difficoltà, forse si avverte maggiormente con il passare del tempo, piuttosto che in gioventù. La salute cagionevole spesso rappresenta una questione logorante; il problema del sostentamento della propria famiglia diventa una fonte di preoccupazioni; una vita sempre più competitiva e i ritmi stessi che essa impone, sempre più accelerati fanno si che l’esistenza stessa perda la sua gioia. Ci possono essere problemi spirituali, carenze personali, preoccupazioni per gli altri, oppure una battaglia contro Satana, che cerca di deprimerci e di scoraggiarci. “O Signore, sono oppresso”; queste parole potrebbero sintetizzare lo stato d’animo che prevale in molte occasioni. Che cosa bisogna fare in queste situazioni?

Il rimedio proposto dalla Bibbia è quello di riguardare a Gesù e chiedere a Lui di assumere il nostro carico. Dobbiamo guardare con gli occhi con cui guardavano i servi orientali: la loro intera esistenza era vissuta in una totale dedizione ai loro padroni. Dobbiamo guardare in alto con fermezza e rendere noto direttamente a Dio il nostro disperato bisogno: “Odi il mio grido, o Dio, ascolta la mia preghiera”. Dobbiamo ricordare che il Signore, in precedenza, ha già prestato ascolto al nostro grido, come a quello di molti altri. Questo santo esercizio indirizzerà il nostro cuore e la nostra mente nella giusta direzione, distogliendoli da noi stessi e dalle circostanze in cui ci troviamo per rivolgerli lassù, all’Iddio che vuole farsene carico.

Non è di grande consolazione per noi ricordare che Colui che siede sul trono del Cielo ha sofferto subendo la tentazione, sedendosi stanco al pozzo, non avendo dove posare il capo, disprezzato e rifiutato dagli uomini? Abbiamo un Sommo Sacerdote il Quale è pienamente consapevole della nostra debolezza umana e che si è impegnato a fornirci la grazia necessaria per affrontare le situazioni di bisogno in cui ci dibattiamo. Egli, quando fu oppresso, affidò la Sua anima al Padre, che giudica rettamente; ora Egli chiede a noi di fare la medesima cosa. Portiamo senza indugio tutti i nostri pesi ai piedi del Signore, e scopriremo che un Dio comprensivo li porterà per noi.

NON OSPITARE PENSIERI SBAGLIATI-pastore Giuseppe Tramentozzi


“CUSTODISCI IL TUO CUORE PIÙ DI OGNI ALTRA COSA, POICHÉ DA ESSO PROVENGONO LE SORGENTI DELLA VITA”. PROVERBI 4:23

Quando satana vuole distruggerti, inizia piantando pensieri sbagliati nella tua mente. Gesù ha illustrato questa modalità quando disse: “Voi avete udito che fu detto: “Non commettere adulterio”. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:27-28). Prima di arrenderti concretamente al peccato, lo ospiti come fantasticheria. I pensieri cattivi non sono veramente tuoi fino a quando non permetti loro di “traslocare da te e sistemare l’arredamento secondo le loro necessità”. Lasciato incontrollato a divagare nella tua mente, un pensiero può attaccarsi a un episodio del tuo passato o ad una tua inclinazione del momento e nutrirsi di ciò, fino a crescere in te come un tumore. Paolo ci avverte: “Facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10:5). E Salomone scrive: “Custodisci il tuo cuore… poiché da esso provengono le sorgenti della vita.” Non dare nemmeno un dito ai pensieri sbagliati o si prenderanno tutto il braccio. Sfrattali prima che indeboliscano la tua relazione con Cristo e ti lascino solo con il rimorso. Generalmente, quando puliamo casa nostra ci focalizziamo su dove gli altri possono vedere e controllare. Immagina quante cianfrusaglie mentali collezioniamo perché pensiamo che nessuno entri nella nostra testa ad esaminarne i pensieri. Ma Dio lo fa! Davide disse: “Signore, tu mi hai esaminato e mi conosci” (Salmo 139:1). Questo dovrebbe portarti a pregare così: “Siano gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o Signore” (Salmo 19:14).