UN NATALE…VERO (Mahatma Gandhi)


Non si dovrebbe celebrare la nascita di Cristo una volta all’anno, ma ogni giorno, perché Egli rivive in ognuno di noi.

Gesù è nato e vissuto invano se non abbiamo imparato da lui a regolare la nostra vita sulla legge eterna dell’amore pieno.

Là dove regna senza idea di vendetta e di violenza, il Cristo è vivo.

Allora potremmo dire che il Cristo non nasce soltanto un giorno all’anno: è un avvenimento costante che può avverarsi in ognuna delle nostre vite.

Quando la legge suprema dell’amore sarà capita e la sua pratica sarà universale, allora Dio regnerà sulla terra come regna in cielo.

Il senso della vita consiste nello stabilire il Regno di Dio sulla terra, cioè nel proporre la sostituzione di una vita egoista, astiosa, violenta e irragionevole con una vita di amore, di fraternità, di libertà, di ragione.

Quando sento cantare “gloria a Dio e pace in terra agli uomini di buona volontà” mi chiedo oggi come sia reso gloria a Dio e dove ci sia pace sulla terra.

Finché la pace sarà una fame insaziata, finché noi non saremo riusciti a rinascere come uomini illuminati dallo Spirito, a instaurare con le persone rapporti autentici di comunione da cui siano estranei i sorrisi forzati, l’invidia, la gelosia, la falsa cortesia, la diplomazia, finché non avremo come senso della vita la ricerca della verità su noi stessi, del giusto, del bello, finché non saremo capaci di spogliarci dell’inautentico, di ciò che abbiamo di troppo a spese di coloro che non hanno niente, finché continueremo a calpestare i nostri sogni più belli e più profondi, il Cristo non sarà mai nato.

Quando la pace autentica si sarà affermata, quando avremo sradicato la violenza dalla nostra civiltà, solo allora noi diremo che “Cristo è nato in mezzo a noi”.

Allora non penseremo tanto ad un giorno che è un anniversario, ma ad un evento che può realizzarsi in tutta la nostra vita.

Se dunque si augura un “buon Natale” senza dare un senso profondo a questa frase, tale augurio resta una semplice formula vuota.

Mahatma Gandhi

USA: GENITORI PREGANO IL SIGNORE E LA FIGLIA GUARISCE DA UN TUMORE MALIGNO


Mateo da gloria a Dio per la guarigione da un tumore maligno di sua figlia di tre mesi, dopo avere pregato il Signore per la guarigione stessa di sua figlia.
Carissa e Mateo Hatfield, raccontano che si resero conto che uno degli occhi di sua figlia Paisley, non si chiudeva sia quando piangeva che quando rideva.
Fu portata all’Ospedale Infantile di Cincinnati in Floreale Township, dove dopo aver eseguito degli esami di risonanza magnetica ed una tomografia i medici le diagnosticarono un tumore maligno al cervello. “È stato moralmente devastante sapere che la mia piccola figlia di tre mesi di età, aveva ricevuto la sua sentenza di morte ” ha detto Carissa.
“Io ero terrorizzato di perdere la mia bambina e decisi solo di pregare e pregare”, disse Mateo Hatfield, il padre di Paisley.
I Hatfields passarono il fine settimana pregando per poi ritornare lunedì per i risultati di una biopsia che avevano fatto alla piccola Paisley.
Non appena entrai, il dottore aveva un sguardo confuso”, disse la mamma. All’improvviso il chirurgo disse: ” Le sue preghiere hanno funzionato perché il risultato della biopsia è negativo. Non c’era più niente, e aggiunse: “Non ho nessuna spiegazione. Non ho visto mai questo in tutta la mia carriera di medico chirurgo.”
Subito l’ospedale emise un comunicato: “I medici della bambina aspettavano la cosa peggiore, dovuto al tumore maligno. Ma quando i chirurghi esaminarono il posto dove il presunto tumore era visibile, non trovarono niente. Essi si sentirono molto felici.

 

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LA FEDE


La fede è certezza di cose che si sperano dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebrei 11:1).
La fede muove la mano di Dio, e ci fa realizzare le promesse di Dio nella nostra vita.
La fede è la certezza che Dio non ci lascia e non ci abbandona; è la certezza che in Cristo nulla ci manca e che Lui è il nostro Pastore (rif. salmi 23).
Or senza fede è impossibile piacere a Dio e Gesù dice abbiate fede perché solo così potremo vedere l’intervento divino del nostro Dio nella quotidianità della nostra vita.
Alimentiamo la fede confidando pienamente nell’Iddio dell’impossibile che può ogni cosa per la confidanza che riponiamo in Lui.

Dio ci benedica

Alex

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Kenya: non solo Garissa


Il Kenya sale nella nostra WWList a causa di una forte islamizzazione di certe aree del paese e di conseguenti tensioni derivanti da frange radicali. L’attentato di Garissa di aprile è solo il più eclatante, ma si susseguono da tempo aggressioni, minacce e discriminazioni a danno dei cristiani locali.

Il pastore Abramo ci accoglie sorridente: “Siamo felici di ricevervi. Grazie per essere venuti da molto lontano per incoraggiarci“. La sua comunità è una delle tante che la nostra missione aiuta in Kenya, paese profondamente cristiano, ma che in alcune regioni sta vivendo fortissime tensioni per un’islamizzazione crescente e l’arrivo di frange estremiste che seminano il terrore. In Italia si parlò molto della strage dell’università di Garissa, dove ad aprile di quest’anno i terroristi islamici di Al-Shabaab fecero irruzione separando gli studenti cristiani dai musulmani e assassinando brutalmente 143 di loro (più alcune guardie e decine di feriti). Quell’università deve ancora riaprire, il trauma di quell’evento ha avuto profonde ripercussioni nelle famiglie delle vittime, nei sopravvissuti, nello staff dell’università e nell’intera comunità cristiana di Garissa. Confidano e lavorano affinché a breve possa riaprire.

Il pastore Abramo guida una chiesa di almeno 100 membri in un’area fortemente islamizzata e dove la tensione è palpabile: “Non molto tempo fa, ci stavamo riposando dopo una riunione di preghiera tenutasi nel nostro locale quando fecero irruzione 2 uomini armati, gridando Allah è grande. Era notte e ci sorpresero, mi alzai di scatto, sentii le esplosioni e una forte spinta e fitta al petto: caddi tra le sedie rovinosamente e capii che mi avevano sparato“, racconta il pastore. In quell’attentato avvenuto ben prima di quello dell’università di Garissa, persero la vita due membri di chiesa presenti, mentre la pallottola che colpì al petto il pastore passò a un paio di centimetri dal cuore per uscire da dietro la spalla. “Quando riaprii gli occhi, non c’erano più. Pensavo di essere morto, ma il dolore mi ricordò immediatamente che ero vivo. Mi guardai attorno e vidi la confusione e i corpi dei miei fratelli a terra. Poi arrivarono gli aiuti“.

Garissa non è un caso isolato, è solo uno dei più eclatanti di queste zone del Kenya. Si registra infatti un aumento di aggressioni, minacce, discriminazioni a danno delle comunità cristiane in particolare in aree come quelle al confine con la Somalia. Di fatto il pastore Abramo e i leader delle altre chiese della zona, da temponon possono tenere incontri serali (di preghiera, di studio o altro) per ordine delle autorità. Iniziano a sperimentarsi ostacoli nell’apertura di nuove chiese in alcune specifiche aree fortemente islamizzate, per via del fatto che le autorità preferiscono “non alimentare tensioni”: ebbene una chiesa in queste aree evidentemente è considerata fonte di tensioni. E’ per questa ragione che il Kenya sta guadagnando posizioni nella nostra WWList.

Ero musulmano, figlio di un imam, sposato con una musulmana. Mi sono convertito a Cristo “Non mi importa di essere francese o algerino; sono un cittadino del cielo”


Autista di camion, nato in Francia nel 1963, Tahar è figlio di un imam, sposato con una musulmana praticante e padre di quattro figli piccoli. Nel 1982 si è convertito al cristianesimo. Ecco cosa ha raccontato ad Aleteia.

Perché è diventato cristiano?

Quando ho trascorso qualche mese in Algeria, negli anni Ottanta, ho iniziato a praticare l’islam. È lì che ho letto la Sura 9, che chiama alla guerra santa: “Combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi”. Ho capito che l’islam non coincide con lo spirito di pace e di amore, e ho conosciuto anche algerini convertiti a Cristo. Ho ricevuto la grazia di vedere la verità.

Perché io? Non lo so, ma rendo grazie al Signore. Mio padre era un imam e non ha mai avuto l’opportunità di comprendere il Vangelo. È vero che non è facile accogliere Gesù nella vita. Quando mi sono convertito, nel 1982, ho iniziato a predicare il Vangelo in Algeria; mi sedevo sempre all’ultimo posto sull’autobus per paura di essere accoltellato. Ma quando hai Gesù nella tua vita, ringrazi Dio giorno e notte. Nessuno è migliore degli altri, ma Dio ci ha dato la grazia. Oggi non mi importa di essere francese o algerino: sono un cittadino del cielo.

Come annunciare la Buona Novella?

Stamattina ho distribuito calendari cristiani durante la mia pausa. Al lavoro ho messo un cartellino dietro la mia giacca con su scritto “Io amo Gesù”. Alcuni mi prendono in giro… Non riusciamo a parlare di Gesù con tutti, ma dobbiamo mostrare il suo amore in un modo o nell’altro, anche se a volte veniamo derisi. Un giorno, uno zingaro molto imponente mi ha detto che tutti avevano paura di lui, ma dopo che si era convertito nessuno lo temeva più. Le persone dicevano: “Antoine è cambiato”. La fede rende buono il cuore. Ma non abbiamo il diritto di costringere nessuno a diventare cristiano. Ciascuno deve scegliere per conto proprio.

Cosa pensa dei recenti attacchi di Parigi?

Non c’è da stupirsi. Con questi attacchi vediamo il vero volto dell’islam. Non è colpa di quelle persone, è quello che predica il Corano. C’è gente che dice che sono pazzi o fondamentalisti, ma stanno semplicemente applicando alla lettera il Corano. Tutti lo sanno, ma nessuno lo dice per non offendere la sensibilità dei musulmani. I musulmani, per la maggior parte, sono persone buone, ma hanno un velo davanti agli occhi. Aspirano a un islam di pace e di verità, ma questo non esiste. Nell’islam, ad esempio, se non ti perdono quando mi offendi anche Dio non può perdonarti, ovvero un musulmano non solo si fa uguale a Dio, ma si ritiene superiore a Dio.

Come ritrovare un clima di pace e di speranza?

Auspico che tutti i musulmani conoscano il Vangelo, perché non è recitando preghiere o rispettando il Ramadan che veniamo salvati, ma sapendo che Gesù Cristo è il nostro Salvatore. I musulmani vivono nell’incertezza. “Inshallah” significa “se Dio vuole”. E se Lui non volesse? La pace sarà possibile quando Gesù tornerà in tutta la sua gloria. È l’unica speranza. Ma so che Dio ama i musulmani, ne sono certo! Di recente, in Algeria, ho conosciuto un uomo di 80 anni che aveva appena compiuto un pellegrinaggio a La Mecca. Arrivando lì ha visto Gesù, che gli ha detto: “Torna da dove sei venuto”. È tornato in Algeria e si è convertito a Cristo, a 80 anni. C’è speranza!

tahar

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Siria: partire o rimanere


La scelta fra il partire o il rimane è una realtà quotidiana per i cristiani in Siria. Un combattimento interiore che coinvolge tutti coloro che hanno o intravedono qualche possibilità per fuggire da una situazione che sembra senza speranza.

Da più di quattro anni, la Siria sta vivendo una guerra civile sanguinosa e devastante. Da Aleppo, la città più popolosa, il pastore Samuel (nome cambiato per ragioni di sicurezza) ci invia regolarmente notizie per aiutarci a capire come vivano i siriani ogni giorno. Di seguito racconta una giornata ‘normale’ nella sua città.

Come al solito la mia giornata è iniziata alle cinque del mattino con la lettura della Bibbia, un tempo di studio, meditazione e preghiera. Stamattina però il mio telefono ha squillato durante questa mia routine quotidiana. E’ insolito ricevere una telefonata così presto. Era una giovane coppia che chiedeva un incontro; l’uomo ha 42 anni e sua moglie 35. Hanno due figli di 12 e 10 anni.

All’inizio dell’incontro mi hanno ringraziato per i miei incoraggiamenti, per la chiesa e per come sta cercando di aiutarli nei bisogni pratici. Poi il marito mi ha detto: ‘Pastore, siamo venuti a chiederti di pregare per la decisione che abbiamo preso. Abbiamo appena venduto il nostro negozio. Il ricavato mi servirà per pagare una persona che mi aiuterà ad andare in Europa. Domani mattina partirò per il Libano e da lì andrò in Turchia. Poi andrò in Grecia su una barca. Il mio obiettivo è quello di raggiungere la Germania. Siamo qui per chiederti di pregare per un viaggio sicuro’.

‘E tua moglie e i bambini?’, gli ho chiesto. ‘Resteranno ad Aleppo’, ha risposto. ‘Sbrigherò tutte le pratiche in Germania e appena riceverò lo status di rifugiato, potrò chiedere anche a loro di raggiungermi. Ci vorrà circa un anno, ma va bene così. Siamo stufi di soffrire qui’.

Ero scioccato. Gli ho indicato i pericoli di questo modo illegale di viaggiare, soprattutto nell’attraversare il mare. Ho sottolineato anche i pericoli per la moglie e i figli di stare senza di lui nell’incertezza di una città in guerra. Ma entrambi erano fermi nella loro decisione. Non vedono più alcuna speranza per loro in Aleppo, né in Siria.

Quando mi hanno chiesto di pregare, ho lottato con il dilemma di cosa chiedere. Non voglio incoraggiare gli scafisti nei loro loschi traffici. Ma potevo pregare per un viaggio sicuro per lui e per la sicurezza della donna e dei suoi figli. Ho pregato che entrambi confidassero nel Signore e non mettessero la loro fiducia negli esseri umani.

Hanno lasciato l’ufficio grati. Hanno preso una decisione difficile. Tante famiglie lottano con la domanda se rimanere o andarsene.

LA FEDE


La fede è certezza di cose che si sperano dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebrei 11:1).
La fede muove la mano di Dio, e ci fa realizzare le promesse di Dio nella nostra vita.
La fede è la certezza che Dio non ci lascia e non ci abbandona; è la certezza che in Cristo nulla ci manca e che Lui è il nostro Pastore (rif. salmi 23).
Or senza fede è impossibile piacere a Dio e Gesù dice abbiate fede perché solo così potremo vedere l’intervento divino del nostro Dio nella quotidianità della nostra vita.
Alimentiamo la fede confidando pienamente nell’Iddio dell’impossibile che può ogni cosa per la confidanza che riponiamo in Lui.

Dio ci benedica

Alex

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DIO STA PER FARE COSE NUOVE


“….. «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»….” (Apocalisse 21:5)

Il Signore è Colui che può fare cose nuove ricostruendo ciò che è distrutto e devastato dal diavolo.
Quando stende la Sua mano, il Signore, stravolge ogni cosa perché Lui è il padrone di tutto e di tutto fa ciò che vuole: satana non gli può resistere perché è uno sconfitto nel nome di Gesù!
Teniamo aperti gli occhi della fede per riconoscere i tempi di Dio, per riconoscere quando fa cose nuove nella nostra vita: c’è un tempo per distruggere e un tempo per costruire; un tempo per sradicare e un tempo per piantare.
Lo Spirito Santo ci guida e ci sostiene in questo cammino terreno; non possiamo fare a meno dell’illuminazione dello Spirito Santo che è il rappresentante di Cristo sulla terra.
Non scoraggiamoci, non arrendiamoci ma andiamo avanti perseverando nella preghiera e nella fede per veder mutare lo stato delle cose in nostro favore affinché il nome di Cristo sia glorificato e innalzato in questo mondo dominato dalle forze di satana che è stato sconfitto più di duemila anni fa da Cristo Gesù sulla croce.
Stiamo dalla parte di chi vince: Gesù è il vincitore!

 

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Etiopia: “Dio ha cambiato la mia vita!”


La cristiana etiope Belen testimonia che Dio ha cambiato la sua vita attraverso un nostro progetto di microcredito che le ha permesso di aprire una caffetteria e sostenere così la sua famiglia.

Il sorriso sul volto di Belen è molto cordiale quando ci fermiamo nel suo piccolo bar. L’aria è piena dell’aroma del caffè appena tostato e il piccolo negozio è pieno di clienti. L’Etiopia è il luogo di nascita del caffè e ad esso è associato un vero e proprio cerimoniale che fa parte della cultura locale.

E’ proprio l’amore della sua società per il caffè, che ha dato l’opportunità a Belen di mantenere la sua giovane famiglia. E’ difficile credere alla trasformazione di questa 35enne, madre di Dawit (8), Solomon (6) e Ataklti (4). Ne ha passate così tante!

Belen proviene da una zona rurale nel nord dell’Etiopia, dove la Chiesa protestante ha dovuto affrontare una crescente pressione. I cristiani evangelici hanno affrontatoisolamento, negazione di eredità, aggressioni, divorzi, false accuse e distruzione di chiese.

Non è stato diverso per Belen. A causa della sua decisione di seguire Cristo, suo marito ha lasciato lei e i suoi tre figli, la sua famiglia l’ha respinta e il fratello maggiore l’ha punita per la sua scelta creandole gravi problemi finanziari(privandola tra le altre cose dell’eredità paterna).

Anche se il costo dell’essere discepola di Gesù è molto alto per Belen, il costo di tornare alla sua vecchia religione sarebbe insopportabile. Prima di conoscere Gesù, la sua vita era un disastro. “La mia vita era in rovina“, ci ha detto.

Abbiamo aiutato Belen a mantenere la sua famiglia avviando una piccola caffetteria, là dove l’abbiamo visitata. Gli aiuti le hanno permesso di avviare l’attività partendo da zero, fornendole il locale, tutti i prodotti e le attrezzature.

Belen è grata perché ora può occuparsi del sostentamento dei suoi figli.

Il vostro ministero mi ha aiutato in modo significativo. Con il vostro supporto, sono stata in grado di pagare i debiti che avevo contratto. Sarei finita in carcere e i miei figli avrebbero vagato elemosinando per le strade, se non mi aveste raggiunto. Per non parlare del fatto che, se non avessi la mia attività, ora non avremmo nulla da mangiare“.

Dio ha cambiato la mia vita!” testimonia Belen. Afferma inoltre che le persecuzioni che ha subito l’hanno aiutata a camminare più vicina a Dio.

Ho deciso di accettare la volontà di Dio sulla mia vita, e non la mia. Pregate per me“.