La testimonianza di una donna convertitasi dall’Islam a Cristo


“Dalle vesti sudicie del peccato agli abiti magnifici della salvezza” (cfr. Zaccaria 3:4)
La testimonianza di una donna convertitasi dall’Islam a Cristo

Mi chiamo Alessandra, ho 51 anni e sono nata in Marocco, a Casablanca. Provengo da una famiglia mussulmana numerosa, con 7 figli. Non ho avuto un’infanzia serena a causa dei maltrattamenti subiti tra le mura domestiche. Ho sempre avuto la passione per lo studio: ho frequentato la scuola alberghiera e mi sono laureata in Lingua e Letteratura Francese in Tunisia. Nel 1994 mi sono invaghita di un italiano che lavorava al Consolato, lui aveva 47 anni, io 24. Ero così innamorata che per lui ero pronta a lasciare la mia famiglia ed il mio paese per seguirlo in Italia (dove nel frattempo si erano già trasferiti alcuni miei fratelli per motivi di lavoro). Avevo sognato la mia vita con lui, ma quando sono arrivata ho scoperto che lui una famiglia l’aveva già, era sposato ed aveva dei figli. Quando gli ho detto che da qualche giorno avevo saputo di essere incinta, mi ha subito lasciata. Così mi sono ritrovata a bussare ad un convento delle suore per essere ospitata. Per la mia famiglia era un grave disonore: ero rimasta incinta prima del matrimonio, per giunta in una relazione con un uomo sposato. I miei parenti mi hanno riempito di botte fino a mandarmi in rianimazione e mi hanno tolto la bambina che è venuta poi alla luce, figlia che per 23 anni non ho più rivisto. Quando mi sono ripresa mi hanno costretto a sposare, tramite un matrimonio combinato da loro, un uomo libanese che viveva in Italia. Siccome non l’amavo e non andavamo d’accordo, ho saputo che in Italia avrei potuto ottenere facilmente il divorzio e così ho fatto. Nel 2001 mi ritrovai sola alla ricerca di un lavoro. Non trovando un’occupazione, ho iniziato a girare i locali facendo spettacoli come la “danza del ventre”. Sono stata presa nei night club per esibizioni “a luci rosse” in Italia ed in Svizzera, mi prostituivo in casa diffondendo annunci sui giornali e sul televideo. Facevo la escort e l’accompagnatrice chiedendo 200 euro l’ora in mia compagnia. Ricevevo nei miei due appartamenti in Lombardia ed anche in albergo su appuntamento. Guadagnavo più di 1000 euro al giorno e riuscivo a mantenere tutti i miei parenti. Con in mano i soldi, i miei familiari da schiava hanno cominciato a trattarmi come una principessa. Mi portavano il caffè nelle pause, pulivano il mio appartamento, erano gentili e disponibili perché ero diventata “la loro fortuna”. Ho comprato case in Italia ed in Marocco e nessuno si permetteva di giudicare il mio operato perché grazie alla mia vita dissoluta si stavano arricchendo tutti quelli che mi avevano fatto del male.
Intanto dentro di me ero a pezzi, mi avevano diagnosticato la depressione maggiore e riscontrato una “doppia personalità”, mi riempivo di tranquillanti e soffrivo continuamente di crisi epilettiche. I soldi li usavo per darli ai parenti, per comprarmi gli psicofarmaci, per fare interventi di chirurgia plastica e per acquistare vestiti e strumenti pornografici.
Nel 2017 mentre ero fuori sul balcone di una delle mie due case, una crisi epilettica mi ha fatto precipitare dal secondo piano. Sono stata due anni in coma, i medici non davano speranze. Avevo subito gravi conseguenze, solo un miracolo mi avrebbe riportato in vita. E quel miracolo Gesù l’ha fatto: mi sono risvegliata dal coma dopo due anni, mentre tutti pensavano che non sarei sopravvissuta. Avevo un polmone bucato, al risveglio ho avuto un infarto ed un ictus ed ero allettata da tanto tempo con trauma cranico. Sono stata ricoverata per un altro anno ancora per rimettermi in piedi. In quei giorni ho provato a contattare i miei familiari in Italia, ma non erano interessati a me visto che non avrei più potuto lavorare. Non rispondevano alle chiamate e non sono mai venuti a trovarmi.
Sono stata dimessa in pieno Covid senza avere un posto dove andare. Nel frattempo avevo perso le case (sia quella in affitto che l’altra andata all’asta) e la macchina. Dopo tre anni passati in ospedale, ero completamente a mani vuote. Per la prima volta nella mia vita quella sera ho dormito in strada. Ero ancora così debole, avevo crisi epilettiche in continuazione, ma in ospedale non potevo più stare anche a causa della pandemia. Mi sono ritrovata a dormire alla stazione ferroviaria di Milano Cadorna. Ero diventata improvvisamente una “senza tetto”, per giunta con tante patologie per le quali necessitavo di cure mediche. Non mi lavavo, non sempre riuscivo a mangiare, ho tentato diverse volte il suicidio, hanno provato a violentarmi sessualmente (conservo ancora tutti i verbali delle denunce ed i referti del Pronto Soccorso), mi hanno rubato tutti i documenti. Il neurologo, lo psichiatra e l’assistente sociale, non avendo io un telefono cellulare, passavano a trovarmi in stazione e mi dicevano che si erano attivati per una soluzione abitativa che risultava essere complicata a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Molte volte gli altri “ospiti” della stazione erano costretti a chiamare l’ambulanza per me in quanto durante le crisi svenivo e perdevo conoscenza. Così a luglio 2020 mi convocano al Centro di Aiuto della Stazione di Milano Centrale per fare il tampone, in quanto si presentava per me la possibilità di entrare in una struttura. Mi avevano detto che sarei entrata in una casa di ospitalità di Milano. Ero così contenta, finalmente potevo avere un posto letto!
Ma purtroppo nello stesso giorno un tremendo temporale aveva allagato l’intero immobile e l’ingresso fu posticipato a data da definirsi.
Ero delusa e scoraggiata, ogni volta sembrava che per me non ci fosse speranza. Ma fu proprio quella sera che Dio ha avuto pietà di me: un gruppo di credenti cristiani evangelici si è recato nella stazione di Cadorna per portare dei pasti ai “senza fissa dimora”. Nel porgermi qualcosa da mangiare, mi hanno parlato di Gesù e del Suo amore anche per me. La mia religione non aveva potuto fare nulla per la mia situazione, l’insieme dei riti che mi avevano insegnato e delle prescrizioni in cui credevo non avevano potuto salvare la mia vita, né risolvere i miei problemi. Invece ho scoperto che il Signore non mi aveva dimenticata, i volontari hanno ascoltato la mia storia ed hanno pregato per me. Siccome questi fratelli collaborano con l’associazione Beth-Shalom, mi hanno fissato un colloquio di conoscenza ed io ho accettato senza farmi troppe domande, anche perché ero piena di psicofarmaci e spesso in uno stato tra veglia e sonno.
Mi sono fidata, d’altronde non avevo nulla da perdere.
Quando sono arrivata in ufficio, ho incontrato per la prima volta il pastore Gennaro che ha poi attivato la prassi per l’accoglienza. Ero sporca, non mi lavavo da tempo, i miei abiti erano putridi. L’equipe sanitaria mi ha accompagnato a fare gli esami per vedere se avessi contratto il covid e, arrivato l’esito negativo, sono entrata nella casa della prima accoglienza. La moglie del pastore insieme con un’altra sorella mi hanno fatto la doccia, mi hanno trattato i capelli per togliere i pidocchi e mi hanno preparato dei vestiti nuovi. Tutti mi hanno accolto con grande amore ed io ero scettica perché stordita dall’effetto dei farmaci che assumevo: prendevo 10 compresse e 240 gocce per dormire, ed in più fumavo 3 pacchetti di sigarette al giorno. Il mio cuore era triste, ma quando mi parlavano di Gesù mi calmavo. I fratelli sono stati di grande incoraggiamento nei miei momenti di crisi.
Mi hanno regalato la Bibbia ed invitato ad andare in chiesa con loro. Il Signore lavorava il mio cuore e qualcosa nella mia vita cambiava giorno dopo giorno. Non si trattava di una nuova religione, ma di Gesù in persona che si stava prendendo cura di me.
La neurologa e la psichiatra vedendomi sempre meglio, quando andavo da loro a colloquio accompagnata dagli operatori di Beth-Shalom, hanno cominciato a scalare le dosi dei farmaci. Andavo da loro ogni settimana, poi sempre meno perché Dio mi stava guarendo!
Posso testimoniare a gran voce che il Signore mi ha liberato da tutte le dipendenze, compresa quella dai farmaci tanto che oggi non prendo più nulla! Non ho più sentito neanche il bisogno di fumare! I medici stessi sono testimoni del mio cambiamento. Ed ancora: le crisi epilettiche non mi hanno più disturbata dal primo giorno in cui sono entrata in Beth-Shalom! Ho fatto i controlli alla testa e non ho più niente!
I medici sono rimasti sbalorditi, stentano a crederci. Anche a loro ho potuto testimoniare che non solo Gesù mi ha guarita nel corpo, ma ha salvato la mia anima! Sono nata di nuovo! Il Signore mi ha subito parlato di perdono, Lui ha perdonato me ed io ho perdonato mia sorella, mio cognato e mio fratello. Ho ripreso i contatti con loro e ho potuto parlargli del mio cambiamento grazie a Gesù. Il 27 giugno scorso ho fatto il battesimo in acqua testimoniando pubblicamente che Gesù è il Signore e che io voglio servirLo tutti i giorni della mia vita. Il 21 luglio, durante il SummerCamp dei giovani di “Come Tralci”, il Signore mi ha battezzato con lo Spirito Santo. Attualmente svolgo volontariato nelle case famiglia per anziani. Che opera meravigliosa ha fatto Gesù per me! Il Signore mi ha restaurato, liberato e rinnovato quando avevo perso tutto e tutti.
“Io mi rallegrerò grandemente nel SIGNORE,
l’anima mia esulterà nel mio Dio;
poiché egli mi ha rivestito delle vesti della salvezza” (Isaia 61:10)
Voglio ringraziare Dio per la Sua Misericordia e tutti i volontari dell’Associazione Beth-Shalom che mi hanno fatto conoscere l’Amore di Cristo senza volere nulla in cambio, perché… ero nuda e mi avete vestito, avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero straniera e mi avete accolto.

La verità vi farà liberi. ( Giovanni 8:32)


Molti anelano alla libertà. Ma per ottenere la libertà occorre sapere cosa ci incatena. La vera libertà trascende la fisicità. I legami di una prigione non possono incatenare la libertà dell’anima. Gesù, sulla croce, con le mani e i piedi trattenuti dai chiodi, era la ” persona” più libera dell’universo. Pronunciando le parole “Padre perdona loro…” dimostrò che il suo cuore era libero da ogni pensiero e sentimento negativo: perché la vera libertà è quella del cuore puro , in pace con Dio, pieno dell’amore del Padre. I legami che ci incatenano, sono spirituali, non fisici. Sono gli inganni del nemico, che ci impaurisce con le sue minacce. Sono le sottili corde del peccato che ci avvolgono costringendoci in meandri sempre più torbidi e oscuri. E chi può liberarci da tutto questo? Gesù disse: la verità vi farà liberi. E altrove disse: io sono…la verità. È Gesù che ci rende liberi. Morendo sulla croce portò tutti i nostri peccati. Egli scese dalla croce, nella vita di resurrezione che gli apparteneva, ma i nostri peccati, i nostri legami, tutto ciò che ci opprimeva e imprigionava è rimasto appeso alla croce, morto per sempre. Gesù dona libertà a chiunque confida nella Sua meravigliosa opera di grazia.

Pastore Gennaro Chiocca e il tumore


Chiocca lei ha un tumore, le restano solo tre mesi di vita!Dio non rimane in debito con nessuno. Quello che tu farai per il Signore ti sarà contraccambiato in modo tale da non fartene rendere conto; non c’è perdita nel Signore. Qualsiasi cosa tu farai col Signore, per il Signore con la tua vita, avrai sempre da guadagnarci.Nel 2007 mi sono ammalato in maniera molto problematica. Una sera tornando da un raduno, avevo un terribile mal di testa. Si trattava di una strana emicrania e pensai di mettermi a letto e provare a riposare. Mi svegliai il giorno dopo. Mi alzai e corsi in bagno e d’impulso cominciai a vomitare: vomitai sangue. Cominciai a chiedermi come mai mi stesse accadendo una cosa del genere e non avevo il coraggio nemmeno di parlarne a mia moglie pur sapendo che avrei dovuto farlo. La chiamai e le raccontai il tutto.Ci recammo immediatamente al posto di pronto soccorso più vicino. Al pronto soccorso di Lodi o di Milano bisogna attendere molto: sei, sette e pure otto ore. Quando finalmente arrivò il mio turno, l’addetta alla prima informazione mi chiese le ragioni della mia presenza lì ed io, le spiegai quanto mi era accaduto. Dopo un’accurata visita, mi fecero sedere in attesa del medico che mi voleva parlare.Il medico arrivò e cominciò a chiedermi se fossi sposato e se avevo figli. Impaziente, lo pregai di dirmi subito quello che aveva da dirmi e lui, guardandomi negli occhi e invogliato dalle mie parole mi consigliò di ricoverarmi: mi disse che avevo sì e no tre mesi di vita. Dalle analisi era emersa la presenza di un tumore al polmone sinistro. Gli risposi che non potevo farmi ricoverare perché ero troppo impegnato in quei giorni in quanto le chiese di Lodi e San Giuliano Milanese avrebbero promosso una settimana di preghiera.In cuor mio, intanto, pensavo al tempo che avevo davanti: tre mesi. Pensavo che se fossi entrato in ospedale, non ne sarei uscito vivo, avrebbero cominciato a tormentarmi con visite e medicinali e non avrei avuto nemmeno la possibilità di salutare i miei fratelli. Pertanto, rifiutai il ricovero e mi recai subito a Lodi nella chiesa: radunai i consiglieri, li abbracciai tutti e rivelai loro la mia condizione. Ci riabbracciammo e commossi cominciammo a piangere.Poi, corsi all’altra chiesa, quella di San Giuliano Milanese. Anche lì, incontrai tutti gli anziani e raccontai loro la mia terribile esperienza. Dopo aver ottemperato a questi doverosi impegni, il giorno dopo andai a ricoverarmi.Cominciai a chiedermi che fine avevano fatto tutte le promesse che il Signore aveva fatto per me, il mio futuro, i miei figli. Che fine avevano fatto i progetti per me e la mia famiglia? Tutto sarebbe finito in tre mesi?I dottori mi sottoposero ad alcune analisi per cercare di capire la natura del male che avevo. Contavano di potermi dire qualcosa in più quando avrebbero avuto a disposizione gli esiti dei vari laboratori. Intanto, iniziai a pregare e mentre pregavo piangevo. In quella sala d’attesa, ho sentito le tenebre scendere e Satana entrare. Si accostò a me e mi disse: – Hai visto che fine hai fatto? Questo è il tuo Dio, ieri lo hai predicato al raduno. Tu farai una brutta fine! Hai visto le promesse? Non sono vere: lascerai i tuoi figli ancora piccoli, tua moglie ancora giovane –Cominciai a pregare fra le lacrime chiedendo al Signore come fosse possibile tutto quello che mi stava capitando. Credetemi, non avevo paura di morire bensì, mi intristiva il dover ammettere che quello che Dio mi aveva promesso, non si concretizzasse. Mia moglie ed io, avevamo dato tutta la vita al Signore e mi sembrava ingeneroso quanto stava accadendo.Insistevo con forza e convinzione nella mia preghiera perché mi tormentava il fatto di aver sentito la presenza di Satana che addirittura osava bisbigliarmi frasi tremende nel peggior momento della mia vita. E fu proprio durante una di queste intense preghiere che sentii d’improvviso le tenebre squarciarsi, rompersi, dileguarsi e una presenza divina scendere dal cielo, Gesù, il Figlio di Dio, il Risorto; mi raggiunse in quella sala per dirmi semplicemente: – Tu non morirai, perché sei già morto quando IO ti ho salvato; chiunque mi conosce ha vita eterna perché passa dalla morte alla vita –Improvvisamente quella stanza divenne cielo, un cielo glorioso, festante, mentre aspettavo ancora la risposta degli esami ospedalieri. Ero gioioso, parlavo in lingue celestiali, lodavo il Signore e per me, in quel momento, null’altro aveva importanza.L’arrivo del medico mi riportò alla realtà, una realtà che però si presentò in tutt’altra forma. – Ho una bella notizia” – disse il medico – non è un tumore, Chiocca, lei non morirà più! Rimasi quasi deluso e il dottore se ne accorse e mi chiese se fossi contento di quell’esito. Gli spiegai che lo ero eccome, solo che io già lo sapevo che non avevo nulla di preoccupante perché me lo aveva detto Dio.Appena dimesso dall’ospedale, mi recai ad incontrare i fratelli e gli anziani. Fra questi, vi era uno che, quando rivelai del mio male, ebbe quasi a rallegrarsi, come se sapesse qualcosa e non volesse rivelarlo. E la prima domenica che predicai, citai il Salmo 118. Non morirò più, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore. E più lo gridavo e più guardavo quell’anziano: “Non morirò… non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore. E sono tornato più forte di prima, perché ho conosciuto il mondo spirituale avverso che è stato sconfitto, annientato dalla potenza del Salvatore”. Forse tu sarai oppresso ma stasera l’inferno ha i minuti contati nella tua vita. Perché mentre l’inferno asserraglia attorno, Lo Spirito dell’Eterno metterà in fuga il nemico nella tua vita. Non morirai, c’è un futuro, Dio Lo ha programmato; ci sono giorni migliori nella tua vita che dovrai vivere all’insegna della benedizione di Dio.E così mi ripresi del tutto, andai al primo raduno dei pastori, felice, rinato e correvo. Incontrai due giovani pastori (gli amici di Giobbe) che quando mi videro mi dissero “sei ancora vivo?”. Uno di questi due pastori mi prese sotto il braccio e mi disse: – Voglio darti un consiglio. Vedi noi siamo come le candele, più bruciamo e più ci consumiamo, devi andare più piano, con calma, tu hai una famiglia, io ti sto dando un consiglio –Sembrava il diavolo, non vi spaventate, il diavolo usa anche i pastori ogni tanto. “Siamo come le candele, più fai, più bruci e più si riduce la tua vita”. Gli risposi: – Ti ringrazio del consiglio, veramente bello, ma io sono una candela diversa. Tu sei come una candela da soprammobile, sai quelle belle, colorate, adornate, che non si usano mai e stanno nelle vetrine. Io invece sono il mozzicone quello lì che è nel cassetto che tu prendi quando manca la luce. Io sono il mozzicone, mi consumerò prima di te, forse morirò prima di te, ma in cielo, nessuno potrà rimproverarmi di non aver illuminato. Preferisco spegnere, spendere la ma vita per il Vangelo e consumarmi per questa causa, entrare in cielo, con i santi che mi accolgono e una voce che mi dice: “Bene hai fatto mio servitore, quel poco che dovevi fare lo hai fatto”.Gennaro Chiocca

TRISTE REALTA’ DI QUESTI TEMPI BRUTTISSIMI,I NONNI UNA VOLTA PREZIOSI ORA VENGONO ABBANDONATI


Ho 82 anni, 4 figli, 11 nipoti, 2 bisnipoti, e una stanza di 12 metri quadrati. Non ho più una casa e nemmeno le mie amate cose, però ho chi mi riordina la camera, mi prepara da mangiare, mi controlla la pressione e mi pesa. Non ho più le risate dei miei nipoti, non posso più vederli crescere, abbracciarsi e litigare. Alcuni di loro vengono a trovarmi ogni 15 giorni, altri ogni tre o quattro mesi, altri, mai. Non faccio più le crocchette, le uova ripiene, i rotoli di carne macinata, e nemmeno il punto croce. Non so quanto mi rimarrà da vivere, però devo abituarmi a questa solitudine; faccio terapia occupazionale ed aiuto in ciò che posso chi sta peggio di me, anche se non voglio affezionarmi troppo: spariscono frequentemente. Dicono che la vita sia sempre più lunga. Perché? Quando sono sola posso guardare le foto della mia famiglia ed alcuni ricordi che mi sono portata da casa. E questo è tutto. Spero che le prossime generazioni capiscano che la famiglia si costruisce per avere un domani con i figli, e ripagare i nostri genitori con il tempo che ci hanno regalato per crescerci…
Una mamma anonima che ha cresciuto figli ingrati.🥲🥲🥲🥲🥲