LA PREGHIERA DI UNA AMMALATA.


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Salmi 41:1-3
“Beato chi ha cura del povero!
Nel giorno della sventura il SIGNORE lo libererà.
Il SIGNORE lo proteggerà e lo manterrà in vita;
egli sarà felice sulla terra, e tu non lo darai in balìa dei suoi nemici.
Il SIGNORE lo sosterrà quando sarà a letto, ammalato;
tu lo consolerai nella sua malattia”.

Si racconta che un’anziana donna fu colpita da una malattia infettiva.
Nel volo di ritorno dall’Africa, si sentì molto male e pensava che se avesse “rifiutato” la propria malattia si sarebbe sentita meglio, così, iniziò a ripetere continuamente a sé stessa: “Sto bene, sto bene” ma l’espediente, però, non funzionò.
Qualche attimo dopo, le venne in mente un predicatore che l’aveva esortata a lodare Dio per ogni cosa, quindi cominciò a dire: “Signore, grazie perché mi sento male” ma purtroppo, anche questa formula non curò la sua malattia e il volo continuava a essere un tormento.

Passarono pochi minuti ed escogitò un altro sistema in base al libro che stava leggendo dal titolo: “Non sprecare i tuoi desideri” così, chiuse gli occhi e si rivolse a Dio dicendo: “Io so che Tu trasformerai questa malattia in qualcosa di buono. Non voglio che questa esperienza sia sprecata” e aspettò la guarigione che non venne.
Alla fine, al colmo della disperazione, si chiuse nel bagno dell’aereo e mentre il suo viso si rigava di lacrime si rivolse a Dio come una piccola fanciulla dicendo: “Signore, ho bisogno di Te, aiutami” ma non finì di chiedere soccorso, che è stata guarita con immensa meraviglia della rapidità dell’intervento dell’Eterno.

La verità è che troppo spesso diamo ascolto ai consigli degli altri, piuttosto che ricorrere a Dio con semplicità e onestà ammettendo il nostro bisogno del Suo aiuto.
Nel Salmo, Davide apre questa preghiera con una benedizione simile alla quinta beatitudine che leggiamo nel Sermone sul monte (Mt 5:7): “Beato colui che si d° pensiero del povero (ossia il misero); nel giorno della sventura l’Eterno lo libererà”.

La vita spesso restituisce ciò che v’introduciamo perché equivale il principio: “Ciò che seminiamo quello raccoglieremo”.
Se abbiamo compassione per i sofferenti, Dio che non dimentica, userà la stessa compassione nel giorno della sventura e i Suoi benefici saranno assai superiori di quanto abbiamo dato tant’è che le nostre anime saranno consolate e benedette come non mai!

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