Grandi inni: “Trought it all” di Andrae Crouch


safe_imageIN MEMORIA DI ANDRAE CROUCH – Qualche mese fa si è fermato il cuore del leggendario cantante evangelico, 72 anni di cui 50 trascorsi nel mondo della musica cristiana.

Era stato trasportato in ospedale lo scorso 3 gennaio per le complicazioni a uno stato di salute già compromesso da diabete e cancro. Riproponiamo una delle sue tante canzoni con la storia della sua vita.

Andrae Crouch è sinonimo di musica Gospel. Egli ha composto molti meravigliosi cantici nel tempo. Cantici come “My Tribute” (A Dio sia la gloria),  “Soon and very soon” (Presto molto presto), “Trought it all” (Atttraverso tutto ciò), “The Blood Will Never Lose Its Power” e tantissimi altri. Pochi artisti hanno prodotto quanto o più di  lui nel corso degli ultimi due o tre decenni.

Andrae Crouch ha registrato 15 album e venduto milioni di copie, ha vinto ben nove Grammy Awards, ha collaborato con artisti famosissimi, ha avuto una nomination  per l’Academy Award, e ha contribuito con decine di cantici per gli  innari delle chiese.

Non male  se consideriamo  che non ha avuto una formale formazione musicale, che non sa leggere la musica, che da ragazzo ha dovuto superare l’handicap della balbuzie, e che continua a lottare con la dislessia. Eppure, Crouch sostiene che i testi che ha scritto 25 anni fa, sono attuali e veri oggi come lo erano allora:

Through it all, I’ve learned to trust in Jesus, I’ve learned to trust in God… (Attraverso tutto ciò, ho imparato a confidare in Gesù, ho imparato ad avere fiducia in Dio…)

IL TESTO DI “TROUGHT IT ALL” (TRADOTTO):

Sono passato per molte sofferenze e  lacrime,
ho avuto tanti punti interrogativi per il mio futuro,
ci sono stati tempi di dubbio tra ciò che è giusto o sbagliato,
Ma in ogni situazione, Dio mi ha dato la Sua benedetta consolazione,
e le prove mi hanno reso più forte in Lui.

Tramite tutto ciò, nonostante tutto, io ho imparato ad avere fiducia in Gesù,
ho imparato a confidare in Dio, attraverso tutto ciò, ho imparato a dipendere dalla Sua Parola.

Sono stato in tanti posti, ho visto tanti visi,
ma a volte mi sono sentito così solo…
ma nella mia solitudine, in queste preziose ore di solitudine,
Gesù mi ha fatto conoscere che appartengo a Lui.

Voglio ringraziare Dio per le montagne, e lo ringrazio per le Valli, lo ringrazio per le tempeste che mi ha fatto affrontare. Ma se non avessi mai avuto problemi,
non saprei che Dio può risolverli, non avrei mai saputo ciò che la fede in Dio può far.

Sono passato per molte sofferenze e  lacrime

Le parole di “Through it All” sono particolarmente significative considerando che Andrae perse prima sua madre, poi subito dopo il padre, e poi anche suo fratello. Morirono tutti nell’arco di due anni.“Probabilmente il periodo più duro della mia vita”, sospira il Pastore Crouch.

Molte delle canzoni che ho scritto mi parlano sia del mio passato, sia del processo di come attraversare  le avversità. “Through It All”, in particolare,  dice che nella vita si passa per un mucchio di esperienze, e bisogna imparare a confidare in Gesù”.

Eppure, con i suoi familiari morti in così poco tempo,  Crouch ammette di aver avuto a volte difficoltà a confidare in Gesù, sentendosi invece in collera con Dio. Così un giorno, mentre pregava, Crouch spandeva la sua anima davanti a Dio, come Davide scrive in un salmo, con molta onestà su come si sentiva e come soffriva per la perdita subita.

Ho pensato che stavo per crollare” racconta Crouch. “Ho detto: “Signore, hai preso mia madre! Così all’improvviso che il mio cuore è veramente addolorato.”

Ma mentre pregava Crouch sentiva fortemente che Dio lo  incoraggiava a lodarlo. Poteva quasi sentire la voce di Dio dire: “Tu hai scritto tanti cantici che io ti ho dato su come lodarmi e  adorarmi nelle circostanze. Non per le circostanze ma nelle circostanze”.

Crouch ammette che inizialmente la sua reazione fu quella di un bambino petulante: “Non posso lodarti per tutto questo. Non posso farlo. Non mi sento di farlo.” Ma dopo una lotta interiore durata circa una mezz’ora, finalmente si arrese.

“Ho cominciato a dire, “Grazie Gesù”, e “Lode a te, Gesù”. E poi sentii la forza come una fonte zampillante venire in me. La gioia del Signore venne in quella stanza e riempì la mia anima. E per almeno quattro ore stavo saltando e lodando Dio“.

Attraverso questa esperienza, dice Crouch, ho imparato una lezione preziosa. “Se per  qualsiasi motivo viene la depressione, impara a lodarlo. So che ho scritto molte  canzoni che parlano di questo, ma è la mia esperienza personale. E’ incredibile  la potenza della lode.”

Ho avuto tanti interrogativi per il domani … Ci sono stati momenti che non sapevo cosa era giusto o sbagliato…

Dopo decenni nel ministero, sembrerebbe naturale per Andrae Crouch di guardare indietro invece che avanti, per ricordare il passato e cominciare a prendersela comoda. Ma Crouch rimane focalizzato sul futuro, il futuro della sua chiesa, la sua musica, e il suo impegno verso le persone della sua comunità.

Egli ha  ancora domande su ciò che il domani porterà, e ciò che Dio vorrà da lui nei giorni che verranno.“Vedo solo una parte del quadro”, dice Crouch. “Chiedo a Dio ogni giorno quello che devo fare e come devo farlo. Essendo pastore di una chiesa, si deve sapere tutto riguardo alla chiesa. E io invece non so nulla!”

Non è facile guidare una congregazione di 900 persone nelle realtà spirituali più profonde, raggiungere i membri delle gang locali e le famiglie nella loro comunità, presiedere funerali e matrimoni, e mantenere la presenza nella musica cristiana contemporanea. Può essere schiacciante, e Crouch dice chiaramente che a volte si sente come Salomone, quando succedette nel regno a suo padre.

Crouch, ha scritto un nuovo cantico dal titolo: “La mattina presto”:

Ho bisogno del tuo direzione, ho bisogno della tua protezione.  Tutto ciò che chiedo, tutto ciò che chiedo è che tu dirigi il mio cammino.     

“Non voglio muovermi senza la guida di Dio. Ho bisogno di Lui ogni giorno della mia vita per essere guidato.”

Per Crouch, parte della guida di Dio consiste nel raggiungere le persone che vivono nei bassifondi della città dove egli pastura. Per rendere possibile questo, si è trasferito dalla sua spaziosa casa in Woodland Hills, California, ed è andato ad abitare nella casa di  suo padre, una casa con due camere a circa otto isolati dalla chiesa. Egli dedica molto tempo lì, e molte volte preferisce dormire sul divano del suo ufficio nella chiesa stessa.

Raggiungere le persone include anche condividere la sua musica con la comunità della sua chiesa. Così di tanto in tanto carica un impianto voci, una tastiera, altri  cantanti insieme a lui, su un camion e guida lungo la strada di un parco nelle vicinanze della chiesa. Lì, Andrae offre alla folla che in breve si raduna un concerto gratuito seguito da un messaggio evangelistico e una chiamata all’altare. Poi, tutti sono invitati ad andare venire in chiesa per saperne di più su ciò che significa la fede in Gesù.

La mia emozione più grande è vedere qualcuno salvato. Vedere effettivamente qualcuno pentirsi e guardare come lo Spirito di Dio invade tutto il suo essere. Tutto in lui viene trasformato.  Sembra come se all’improvviso riceva l’ossigeno! E allora so che ne vale la pena.

Ma in ogni situazione, Dio mi ha dato benedetta consolazione.

Vedere le persone trasformate dalla potenza salvifica di Dio non è la sola benedizione che Crouch conta nella sua vita. In realtà, egli vede la benedizione di Dio in ogni situazione che si presenta, anche in quelle più difficili.

Quando era più giovane, spesso ha dovuto affrontare  atteggiamenti razzisti mentre cercava di ministrare con la musica. Una volta andò a cantare in una chiesa con il coro Teen Challenge. Il pastore aveva programmato di ospitare Crouch in un albergo, ma quando vide che Crouch era nero, cambiò i suoi piani, dicendo a Crouch che sarebbe stato ospitato nella casa di un membro della chiesa.

Tutto bene fino a quando arrivarono a casa del membro della chiesa, una piccola fattoria appena fuori città. A Crouch non fu permesso di entrare nella casa, e fu condotto in una specie di granaio, dove un appartamento di fortuna era stato preparato.

Ancora incredulo, Crouch ricorda, “Era un pollaio! Ho guardato in quella che doveva essere la cucina e intorno ai bicchieri c’erano intorno le tracce lasciate da un piccolo topo… Ho guardato nella doccia e c’erano scarafaggi nello scarico.”

Non appena il pastore andò via,  Andrae fece la stessa cosa, e andò a trovare un amico che lo ospitò in un ambiente certamente più pulito.

Qualche anno dopo, durante un tour in Texas,  andò in una chiesa a Fort Worth. Con entusiasmo fu presentato come l’autore di “Through It All e My Tribute”.

Ma mentre saliva sul palco, il pubblico rimase scioccato nello scoprire che era nero. Così scioccato al punto che, le prime quattro file semplicemente si alzarono e lasciarono il concerto.

Crouch ora ride mentre racconta queste storie, e subito ribadisce: “Sai, Dio ci ha portato attraverso queste cose. Sono fortunato. Alcune persone semplicemente non hanno vissuto questo genere di esperienze, e non sanno ciò che Dio può fare attraverso queste cose”.

Attraverso tutto ciò.

Crouch non andò più portato in un pollaio, ma lui ricorda ancora la fedeltà di Dio in quei tempi e negli anni che ne sono seguiti. Riflettendo sulla sua fenomenale carriera e le proporzioni dell’impatto che ha avuto la sua musica, Crouch non può che scuotere la testa e commentare: “Io non penso di essere ancora “arrivato”. Penso che ci siano ancora diverse altre cose nelle quali e attraverso le quali Dio mi sta portando.” Negli ultimi 9 anni, Andrae è stato afflitto da 4 diverse forme di cancro. Il Signore lo ha sempre liberato. Ha anche sviluppato insufficienza cardiaca congenita qualche anno fa. Ricoverato in ospedale la mattina, si è ristabilizzato nel pomeriggio…, aveva un concerto nel week-end.

Infine da a se stesso lo stesso consiglio che darebbe  a coloro che sono sotto la sua cura pastorale.“Basta essere fedele a Dio e lui ti benedirà. Basta essere fedele a Dio e amarlo con tutto il cuore. Questo è davvero tutto ciò che posso dire.”

Tratto da: http://www.chiesadiroma.it/

C’É UN FIUME by David Wilkerson


David Wilkerson  3“C’è un fiume i cui rivi rallegrano la città di Dio, il luogo santo dove dimora l’Altissimo. Dio è nel mezzo di lei, essa non sarà smossa; Dio la soccorrerà alle prime luci del mattino” (Salmo 46:4-5).

Sì, il fiume è Gesù – la Sua presenza stessa. Nel momento in cui puoi distruggere ogni dubbio e timore e gridare, “Signore, io credo, e in Te ho speranza, speranza abbondante”, verrai trapiantato lungo le rive di questo fiume per la potenza dello Spirito Santo.

Il motivo per cui è così importante affondare le tue radici in profondità in Dio è perché il peggio deve ancora venire!

“Se tu corri con i pedoni e ti stancano, come potrai gareggiare con i cavalli? Se ti senti sicuro solamente in un paese pacifico, cosa farai quando il Giordano si gonfierà?” (Geremia 12:5).

Si suppone che questi siano tempi buoni. Viviamo sotto una dolce pioggia in confronto all’imminente tempesta. Ora è un gioco da bambini in confronto ai guai che ci stanno davanti. Penserai che stia arrivando qualcosa di abbastanza terribile, ma è tranquillità alla luce dell’angoscia che presto arriverà sulla terra!

Dovremo avere le nostre radici in profondità! Se non stai attingendo forza da Lui oggi, non durerai quando le fitte tenebre copriranno la terra. Tu ed io ora siamo provati da “leggere afflizioni” (2 Corinzi 4.17) che ci avvicinano al Signore, per farci scavare in profondità e arrivare alla riserva segreta di vita.

“Benedetto l’uomo che confida nell’Eterno…Egli sarà come un albero piantato presso l’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume. Non si accorgerà quando viene il caldo e le sue foglie rimarranno verdi, nell’anno di siccità non avrà alcuna preoccupazione e non cesserà di portare frutto” (Geremia 17:7-8).

COSE VOTATE ALLO STERMINIO by Gary Wilkerson


gary-285x300Il Signore avvertì Israele di non prendere alcun bottino dal nemico sconfitto. Perché questo divieto? Affinché non confidassero nella potenza dell’uomo o non cercassero di conquistare i loro nemici per guadagno materiale. Dio voleva che i loro occhi fossero fissi sulle cose di lassù, non sulle cose “votate allo sterminio” (beni materiali che periscono come l’erba – cfr. Giosuè 6:18).

Ma un uomo, Akan, decise di prendere delle cose per sé stesso. “Quando vidi fra il bottino un bel mantello di Scinar, duecento sicli d’argento e un lingotto d’oro del peso di cinquanta sicli, li desiderai grandemente e li presi” (Giosuè 7:21). Non era molto in realtà – solo un bel mantello e una manciata di oro ed argento. Eppure è sempre quella piccola cosa sulla quale il Signore punta il dito. Perché? Perché Egli sa che quella cosa può impedire l’adempimento del Suo destino per noi.

C’è qualcosa circa la quale sei stato negligente – qualcosa che potrebbe trattenere il meglio che Dio ha per te? Per molti di noi, potrebbe trattarsi di cose ragionevoli. Forse il desiderio di aggrapparsi a dei risparmi che il Signore vuole farci donare o afferrarci a una carriera esigente che ci porta via dalla nostra famiglia. Come Akan, possiamo afferrarci a qualcosa di “insignificante”, senza considerare cosa ciò comporti per i nostri cuori. Dio ci dice, “Sì! Rimuovi quella cosa che non ti appartiene. Raggiungila, perché anche solo una piccola cosa può impedire la vittoria incomparabile che voglio donarti”.

Il nostro Dio vuole compiere cose potenti attraverso di noi, Egli vuole esprimere il Suo amore al mondo attraverso di noi, quindi se ci stiamo aggrappando a qualcosa che si sta mettendo in mezzo e che Gli impedisce di farlo – qualche ostinatezza, il rifiuto di confidare in Lui per ogni cosa – Egli ce lo indica.

A cosa sta indicando il Signore nella tua vita? Serve forse a rimuovere qualcosa di piccolo? Oppure per aggiungere qualcosa che hai trascurato? Non tardare nel rispondere alla fedele voce dello Spirito.

CHE TIPO DI LETTERA SEI?


Domenico Modugno

Siamo davanti a una di quelle pagine della Parola nelle quali Paolo scrive non da grande apostolo o dottore, ma con il cuore del pastore.

Chissà se qualche lacrima non gli ha bagnato il foglio.

Mentre taluni, nel raccomandare qualcuno all’attenzione di altri, decantano anche al di sopra del vero le qualità di quella persona, per quello che ha fatto, o sa fare, lui “si lascia andare” con un sublime “la nostra lettera, scritta nei nostri cuori, siete voi… una lettera di Cristo…” (2Corinzi 3:2, 3).

Probabilmente in quella occasione Paolo si è soffermato ad osservare i credenti, domandandosi per ciascuno: che tipo “di lettera” è quel fratello, quella sorella? Proviamo a farlo anche noi, ora.

COMINCIAMO DALLA BUSTA

Noi siamo la busta che contiene un messaggio.

Ognuna è diversa dalle altre, ciascuna esprime il suo carattere già nell’esteriore, si presenta come un biglietto da visita al primo incontro.

Se la giriamo, sul retro possiamo leggere il Mittente: Cristo Gesù.

Sì, perché siamo una lettera di Cristo e quindi apparteniamo a Lui.

È grande e tremenda questa considerazione: lo Spirito del Dio vivente ha scritto di Sé nel nostro cuore.

Consapevoli della possibilità di inorgoglirci davanti a questa idea, non dimentichiamo mai che “noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi” (2Corinzi 4:7).

Che il Signore ci aiuti ad avere un cuore che sia come una “tavola liscia” sulla quale sia facile scrivere.

Presentiamoci a Lui come un foglio bianco, dove ogni nostra posizione personale a Dio non gradita sia stata cancellata dalla “gomma di Cristo”, tramite l’effetto efficace del Suo sacrificio animato dal Suo infinito amore.

“LETTERE” CHE PORTANO IN SÉ UN MESSAGGIO

Ogni lettera, quando viene aperta, mostra un contenuto.

La domanda è: “Cosa leggono gli altri attraverso la tua vita”?

Le azioni prima delle parole!

La coerenza prima dei discorsi.

Questo è il messaggio!

LA LETTERA AFFRANCATA

Sì, per essere “valida” la nostra lettera deve essere affrancata.

Ma stiamo tranquilli, Gesù ha pagato il costo del “francobollo”, che è anche stato opportunamente “timbrato”, tanto che Egli “ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2 Corinzi 1:22).

Siamo una lettera valida e possiamo essere “spediti” ad altri tramite lo Spirito Santo, che nella nostra allegoria fa da Portalettere!

Affidiamo a Lui le nostre vite-lettere, perché Egli conosce i destinatari e ce li metterà davanti.

E tu sei una lettera aperta?

ATTINGERE ACQUA DAL FIUME DELLA VITA by David Wilkerson


David Wilkerson  3Perché alcuni credenti sono pieni di pace e gioia e irradiano lo splendore della vita e della salute spirituale su tutto quello che incontrano? È perché non hanno i miei problemi? No! La verità è che forse ne hanno più di te – in realtà più della maggior parte delle persone!

Ma questi santi hanno imparato il segreto di avere radici nel fiume di Dio. Se sei radicato nel fiume, non hai bisogno di un risveglio; non hai bisogno di piogge di benedizioni; non hai bisogno di una dispensa speciale; non hai bisogno di essere inondato da un’improvvisa vittoria. E poiché godi di un flusso costante, ora per ora, dell’acqua della vita, non ti sposti continuamente dall’aridità alla benedizione, dai bassi agli alti, dal risveglio alla freddezza. La carestia spirituale non ti tocca; il caldo ardente dell’apostasia non ti turba perché tu stai attingendo acqua dal fiume della vita!

Se dovessi scegliere tra risveglio e radici, sceglierei le radici ogni volta. Perché dopo che il risveglio se n’è andato, prospererei ancora grazie alle mie radici, che mi rifornirebbero quotidianamente di tutto ciò di cui ho bisogno.

Ezechiele vide un fiume di vita scorrere dal santuario. “Lungo il fiume, su entrambe le sue sponde, crescerà ogni specie di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno e il cui frutto non verrà mai meno. Porteranno frutto ogni mese, perché le loro acque escono dal santuario, il loro frutto servirà di cibo e le loro foglie di medicina” (Ezechiele 47:12).

Dio mostrò a questo profeta un fiume che usciva dal Suo santo tempio. Col tempo, si gonfiava da rigagnolo a fiume nel quale poteva nuotare. Ezechiele vide un uomo misurare il flusso crescente di vita, finché non divenne “un fiume che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute” (Ezechiele 47:5). Vedi, la chiesa primitiva sperimentò acque che arrivavano alle caviglie; nella Riforma, le acque arrivavano ai lombi. E in questi giorni, in quest’epoca, l’acqua è salita a tal punto che ora ci si può nuotare dentro!

Presso le rive di questo fiume ci sono molti alberi, tutti verdeggianti e pieni di frutti. E chi sono questi alberi? Tutti quelli che hanno messo radici nella fiducia in Lui. “E avverrà che ogni essere vivente che si muove, dovunque il fiume arriverà, vivrà; ci sarà grande abbondanza di pesce, perché vi giungono queste acque e risanano le altre; ovunque arriverà il fiume tutto vivrà” (Ezechiele 47:9).

NEL FIUME DI DIO by David Wilkerson


421503_306530242741235_1006760537_nEgli sarà come un albero piantato presso l’acqua” (Geremia 17:8). Qui viene rivelato il segreto di vivere nella speranza costante – il segreto di essere pieni di gioia e pace nello Spirito Santo. Non si fonda sul cercare di riformare, nel fare promesse a Dio che non puoi mantenere.

La persona che sperimenta questa promessa non può più restare ferita dagli altri perché non spera in loro. Le sue aspettative sono tutte nel Signore. Non si preoccupa di ciò che l’uomo dice o fa; i suoi occhi sono solo sul Signore. E il Signore non lo delude mai!

“Egli sarà come un albero piantato presso l’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume” (Geremia 17:8). Qui viene usato un meraviglioso termine ebraico per “piantato” – che in realtà significa “trapiantato”. La fede sradica il tamerisco arido, sterile e bruciato dal deserto, solo e brutto da vedere, e lo trapianta presso fiumi d’acqua viva che sgorgano dal Libano.

Davide disse, “C’è un fiume i cui rivi rallegrano la città di Dio, il luogo santo dove dimora l’Altissimo. Dio è nel mezzo di lei, essa non sarà smossa; Dio la soccorrerà alle prime luci del mattino” (Salmo 46:4-5). E Davide disse di Dio: “Tu visiti la terra e la fai sovrabbondare, l’arricchisci grandemente; il fiume di Dio è pieno d’acqua…ne benedici i germogli” (Salmo 65:9-10).

Affonda le tue radici nel Suo fiume e non temerai quando l’arsura arriverà. Puoi essere invece semplicemente trapiantato dando a Lui la tua fede e la tua fiducia riposando nella Sua Parola. E presto le tue radici scenderanno in profondità nel fiume della vita.

ATTINGERE ACQUA DAL POZZO DEL SIGNORE by David Wilkerson


David Wilkerson  3Una delle più grandi meraviglie in America è l’incredibile acquedotto di New York. Fatto di mattoni, è completamente sotterraneo e si estende per chilometri e chilometri dal nord dello stato, portando acqua a questa metropoli. Cosa succederebbe se questo acquedotto venisse interrotto e all’improvviso non ci fosse più provvigione d’acqua per la città? New York diventerebbe un “luogo arido…una terra salata senza abitanti” (Geremia 17:6). Possiamo sopravvivere senza gas, ma non senz’acqua.

La stessa cosa accade nelle nostre vite! Quando le persone perdono la speranza, invece di correre al Signore si chiudono a riccio. Si rannicchiano in sé e mollano la speranza e i loro cuori diventano come luoghi aridi, una terra salata.

Oggi, molti cristiani stanno sperimentando disperazione schiacciante, proprio come ciò che ho appena descritto. Ma Dio sta dicendo questo al Suo popolo: “Siete disperati perché non confidate in Me. Vi rivolgete ad altri – dottori, amici, consiglieri, medicina, finanze. Non siete sollevati dalle Mie promesse; vi sentite aridi, vuoti e soli perché non attingete acqua al Mio pozzo”.

In Geremia 18:13-14, Dio evidenzia un peccato incredibilmente orrendo che veniva commesso dal Suo popolo: “Perciò così dice l’Eterno: Chiedete dunque fra le nazioni chi ha udito cose simili. La vergine d’Israele ha fatto una cosa orrenda. Potrà forse scomparire la neve del Libano dalle rocce che si ergono al di sopra del paese?, o si seccheranno mai le fredde acque correnti di una terra straniera?”

Cos’è questa cosa orrenda che il popolo di Dio sta commettendo?

Come le fredde e rinfrescanti acque che scendono dalla neve sciolta, Dio offre una provvista incessante di potenza al Suo popolo. Quest’acqua è l’acqua della forza, disponibile e certa. Tuttavia, il popolo di Dio spesso continua sulla sua via – arida, vuota e triste, dicendo, “Siamo stati lasciati a noi stessi. Ce ne andremo per la nostra via abbandonata, indesiderati”.

Questa è un’immagine dei cristiani disperati che hanno abbandonato le promesse di Dio, che giacciono demoralizzati affianco al corso d’acqua dell’amore di Dio, pensando, “Il Signore non è all’opera nella mia vita. Dovrò solo stringere i denti e fare del mio meglio. Non serve sperare ancora. Devo fare ciò che serve per sopravvivere!”

GODERE DELLA PACE E DELLA GIOIA NEL SIGNORE by David Wilkerson


David Wilkerson  2“Così dice l’Eterno: Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dall’Eterno! Egli sarà come un tamerisco nel deserto; quando viene il bene non lo vedrà. Dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra salata senza abitanti. Benedetto l’uomo che confida nell’Eterno e la cui fiducia è l’Eterno! Egli sarà come un albero piantato presso l’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume. Non si accorgerà quando viene il caldo e le sue foglie rimarranno verdi, nell’anno di siccità non avrà alcuna preoccupazione e non cesserà di portare frutto” (Geremia 17:5-8).

Qui Geremia introduce due immutabili leggi di vita spirituale: una conduce alla vita e alla speranza e l’altra alla morte e alla disperazione. Questo sono le chiavi per capire perché alcuni cristiani godano di costante pace e gioia nel Signore, mentre altri brancolano nella disperazione e nell’impotenza.

Come fai a sapere quando stai confidando in un uomo invece che in Dio? Se vai in pezzi quando qualcuno ti delude, o se le azioni degli altri determinano il tuo cammino con Dio, allora sai che ti stai appoggiando al braccio della carne!

Se riponi la tua fiducia nell’uomo, è sicuro che resterai ferito, perché a un certo punto qualcuno ti illuderà e ti deluderà profondamente. “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?” (Geremia 17:9).

Molte delle ferite e del senso d’impotenza che provi sono il risultato di essere stato deluso da qualcuno di cui ti fidavi. Una moglie dirà, “Se solo mio marito cambiasse, sarei felice! Mi ha davvero ferito profondamente. Mi trascura e non ci prova nemmeno a capirmi. Sta uccidendo il mio amore”.

Il tuo problema non è con tuo marito, è con Dio. Geremia dice che sei come un tamerisco nel deserto – non vedi quando giunge il bene, abiti invece in luoghi aridi, nella desolazione. Significa che sei tagliato fuori dalla vera provvista di felicità e amore. Hai trascurato il Signore e non stai più attingendo dalle Sue acque vive. Sei diventato come un tamerisco del deserto, morto e arido – infruttuoso e sterile!

Non confidare in qualcosa o qualcuno che non sia Dio per ricevere felicità e speranza. Ciò che pensi possa risolvere il tuo problema potrebbe solo farti sentire peggio.

“CHE GIOVA ALL’UOMO SE GUADAGNA TUTTO IL MONDO E PERDE L’ANIMA SUA”?


Domenico Modugno

Un piccolo bambino, eludendo la sorveglianza dei genitori, si mise a giocare con un vaso di grande valore e vi lasciò scivolare dentro una moneta.

Nell’intento di recuperarla vi infilò la manina, e subito si rese conto di non riuscire più a tirarla fuori.

Così chiese aiuto ai genitori, ma ogni tentativo fu vano: la mano rimaneva incastrata!

Allora si cominciò a discutere sull’opportunità di rompere il vaso, finché il padre ebbe l’idea di dire al bambino di aprire la mano e di allungare le dita.

“Non posso farlo” gridò il bambino, “dovrei lasciare andare la mia moneta!”.

Era evidente che stringendo la moneta nel pugno la mano non poteva passare attraverso la stretta apertura.

Il prezioso vaso aveva rischiato di essere distrutto a causa di una moneta che valeva molto, molto meno!

Questo racconto ci può far sorridere…

Ma non ci comportiamo forse allo stesso modo quando rischiamo di perdere la felicità eterna per non rinunciare ai piaceri di questa vita?

Quanti di noi tengono stretta la loro “moneta”!

Chiunque non vuole abbandonare i piaceri del peccato non può essere liberato dalla schiavitù del peccato e ottenere la vita eterna.

Ognuno di noi dovrebbe riconsiderare seriamente le cose alle quali, fino ad ora, ha dato più valore che alla fede in Cristo.

Che cosa mi trattiene dal confessare a Dio le colpe della mia vita e accettare il Suo perdono?

Le parole del Signore “che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” non devono rimanere semplicemente un detto proverbiale, ma uno spunto per una seria riflessione.

Quando Gesù parla di guadagnare tutto il mondo, il mondo intero, sta dicendo che qualunque cosa uno riesce ad ottenere in questa vita, perfino tutti i tesori del mondo messi insieme, non valgono nulla in confronto alla salvezza eterna.

Cioè, anche se l’uomo potesse ottenere tutto ciò che sogna, buona salute, vita tranquilla, approvazione e fama degli uomini, che cosa varrebbero queste cose se si dovesse trascorrere l’eternità lontano da Dio?

Purtroppo viviamo in un mondo in cui si pensa a quello che si può vedere, toccare e godere adesso, soprattutto pensando pochissimo che questa vita dura solamente un attimo alla luce dell’eternità.

Gesù ti esorta a non vivere per quello che perderai, piuttosto a vivere per quello che è veramente prezioso e che puoi conservare ora e per tutta l’eternità.

PREPARARSI ALLA BATTAGLIA by Gary Wilkerson


David Wilkerson  3I primi sei capitoli di Giosuè descrivono la gloriosa opera che Dio compì fra il Suo popolo quando entrò per la prima volta nella Terra Promessa. Israele era stato liberato dopo quattrocento anni di schiavitù e poi dovette vagare nel deserto per quarant’anni. Ma ora il popolo si trovava al confine con Canaan, la terra in cui scorreva latte e miele che Lui aveva promesso loro anni prima.

Così l’attraversarono – e cosa successe? Giosuè si rivolse immediatamente alla generazione più giovane di uomini e li appartò per Dio. La Scrittura usa il termine “circoncidere” per descrivere la loro preparazione, ma il significato più profondo è, “Essi furono preparati” (cfr. Giosuè 5:2-7).

Perché Giosuè fece questo? Ora che avevano attraversato il fiume Giordano, dovettero affrontare le spesse e impenetrabili mura di Gerico. Nel naturale, conquistare questo nemico sarebbe stato impossibile per gli inesperti israeliti. Eppure Dio stava dicendo loro, “Io vi ho benedetti con le Mie incredibili ricchezze in questi anni recenti, ma il vostro lavoro non è ancora finito”.

In che modo si prepararono gli israeliti per questa battaglia? Essi non affilarono le loro spade e non fecero scintillare le armature. Piuttosto, la preparazione ebbe luogo nei loro cuori. Dio comandò loro di circondare la città cantando canti, pregando e aspettando Lui. Infine, fece loro alzare le trombe e dare un unico squillo. In un istante, quelle potente mura crollarono.

Giosuè e i suoi uomini allora fecero prodezze, sconfiggendo i loro nemici, ereditando territori più vasti e vedendo vittorie come mai prima. In effetti, Giosuè fece qualcosa che nemmeno Mosè aveva fatto: sconfisse trentuno re, dieci volte di più di quelli sconfitti da Mosè. Credo questa sia un’immagine di quello che il Signore vuole fare nelle nostre vite. Egli vuole portare un miglioramento decuplicato; vuole spandere il Suo Spirito in modi sorprendenti! E vuole che crediamo che Egli voglia farlo. In breve, Egli vuole che abbiamo una fede esagerata.

“E Giosuè disse al popolo: «Santificatevi, perché domani l’Eterno farà meraviglie in mezzo a voi»” (Giosuè 3:5).