Sudan: ucciso un anziano di chiesa


Confische di proprietà, pressioni delle autorità, connivenza di forze dell’ordine e spregiudicati uomini d’affari, si aggiungono come fonti di persecuzione anticristiana in questo paese in cui è sempre più difficile vivere la fede cristiana. In una brutale aggressione muore un anziano di una chiesa di Khartoum

Fonti di Porte Aperte sul campo ci hanno informato riguardo all’accoltellamento mortale di un anziano della chiesa a Khartoum il 3 aprile 2017. Contro la volontà della Chiesa Evangelica Presbiteriana Sudanese, il governo ha imposto un comitato illegale. Dal 2013 questo comitato ha venduto le proprietà della chiesa a uomini d’affari filogovernativi.

Una delle proprietà coinvolte è la scuola evangelica di Omdurman. Il 3 aprile, i cristiani si sono riuniti presso la scuola per una protesta pacifica di 3 giorni contro l’appropriazione indebita della scuola da parte di un uomo d’affari (che è anche un poliziotto). La polizia ha arrestato tutti gli uomini del gruppo (non le donne). Poi un gruppo di circa 20 persone, compresi i membri del comitato illegale, sono entrati nei locali della scuola brandendo coltelli e altre armi e hanno cominciato a picchiare le donne. Diversi uomini della vicina Chiesa Evangelica Bahri si sono precipitati lì per cercare di proteggere le donne dalle botte. Gli uomini armati li hanno aggrediti e due membri della chiesa sono stati accoltellati. Younan Abdullah, un anziano della Chiesa Evangelica Bahri, è morto a causa delle ferite ricevute. Un secondo membro della chiesa, Ayoub Kumama, è stato curato in un ospedale vicino ed è stato dimesso. Younan lascia sua moglie e 2 figli piccoli.

Prima di questo attacco la polizia ha arrestato più volte i cristiani per proteste pacifiche nell’area della scuola, tra cui lo stesso Younan una settimana prima della sua uccisione. Durante l’attacco di lunedì scorso, la polizia era presente, ma non è intervenuta per proteggere coloro che sono stati attaccati. Gli agenti, inoltre, hanno omesso di soccorrere Younan dopo che è stato accoltellato.

Dopo la morte di Younan la polizia ha arrestato il sig. Shamshoun Hamoud, un membro del comitato illegale che è stato identificato da testimoni oculari come l’omicida di Younan. Nessuno degli altri aggressori è stato arrestato. Il funerale di Younan ha avuto luogo martedì 4 aprile presso la Scuola evangelica di Omdurman. La famiglia di Younan era presente, così come lo era l’ambasciatore degli Stati Uniti in Sudan e il secondo segretario dell’ambasciata britannica.

In Sudan cresce sempre più la pressione nei confronti dei cristiani. Le chiese affrontano continui tentativi da parte del governo o di altre entità di confisca delle proprietà e dei beni: un modo per fiaccare le comunità, unito alla pressione sociale. Il Sudan occupa il 5° posto della WWList di Porte Aperte.

Sudan, Meriam non sarà condannata a morte


E’ in carcere da agosto 2013. L’appello di Amnesty International 

La donna, incinta di otto mesi, era stata condannata a morte perché la madre non l’ha cresciuta secondo la religione del padre mussulmano. Con lei anche un figlio di 20 mesi. 

16 maggio 2014Meriam non sarà condannata a morte. Lo hanno annunciato Antonella Napoli, presidente di Italians For Darfur, citando rassicurazioni di avvocati raccolte
da Khalid Omer Yousif della Ong Sudan Change Now. “La nuova sentenza – ha dichiarato Napoli – sarà pronunciata dall Corte suprema e non prevederà la pena di morte”.

Amnesty International ha lanciato un appello al Ministro della giustizia del Sudan, Mohamed Bushara Douse, perché Mariam Yehya Ibrahim venga liberata e sia annullata la sua condanna a morte.

L’appello arriva dopo che, l’11 maggio scorso, un tribunale sudanese ha condannato a morte Meriam, una donna cristiana con l’accusa di apostasia: l’abbandono delle propria fede religiosa. La giovane è stata educata come cristiana ortodossa, la religione della madre, perché il padre musulmano è sparito quando lei aveva solo 5 anni. Secondo la legge sudanese basta  però la discendenza da un mussulmano perché una persona sia considerata di fede islamica.

Meriam Yehya Ibrahim, 27 anni, è incinta di otto mesi ed è in carcere insieme a un altro figlio di 20 mesi dall’agosto 2013. A far partire l’arresto la denuncia di un parente che ha rivelato il suo matrimonio con un cristiano del Sud Sudan.

Meriam è stata condannata dal tribunale di Khartoum anche per adulterio perché il suo matrimonio con un uomo cristiano non è considerato valido dalla ‘Sharia’. Per questo motivo le sono già stata inflitte 100 frustate. 

A difesa della donna nei giorni scorsi erano scese in campo numerose ambasciate dei Paesi occidentali e anche organizzazioni in difesa dei diritti civili che ne avevano chiesto l’immediato rilascio.